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Utente eliminato
Pubblicata il 18/07/2003
Passavo di qua per caso
nell’angolo tra spalla e collo
nelle pieghe della pelle
dove un tempo riposavo

t’ho disturbato un attimo
solo un attimo a ricordare l’odore
che mi penetrava frusciando
quando ti sussurravo piano

(parole mai pronunciate lambivano
una lingua assetata di conoscenza)

ora sei qui davanti a me come allora …

il cielo mi cade addosso di schianto
troppo facile perdermi nel tepore
di sguardi che cullano un lento appassire

il petto si squarcia mentre il sole
buca impietoso le nuvole gettando
i suoi raggi su di un corpo in agonia
che supplica aria per vivere ancora

ma ti devo lasciare
come un bambino i suoi primi passi

senza sapere dove andare
senza aiuto per non inciampare

ora sono io a dover muovere
i giorni uno dopo l’altro

nave in secca sciolgo gli ormeggi
destinazione ignota al momento

scafo troppo fragile per resistere al dolore …

(Crisalide)

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Poesia tutta raccolta sulle alte pieghe del ciglio degli occhi che guardano senza il desiderio di vedere, nella malinconica distesa di un'intima e sorda sofferenza interiore. Esemplare nella secca capacità espressiva della parola, mai cruda tuttavia pur nel dolore insinuante.
Un caro saluto.
Max

il 18/07/2003 alle 10:10

Bellissima!

Tra l'altro mi piace tantissimo
il gioco di zapping altalenante
tra parole quasi rabbiose ed altri dolci:
"...di schianto...cullano un lento tepore...
squarcia...sciolgo..."

Con stima ed amicizia.
AIRBAG.

il 18/07/2003 alle 23:30