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Pubblicata il 17/07/2003
La prole d’Omero esangue
rovina dalle macilente mura d’Ilio
in agonia
come una beccaccia mal centrata
e rende versi striduli al malato lauro
che contorto usurpa senza forza
crepe eterne.
Il Cronide incatenò Astianatte
ad una cetra di gemiti
perché piangendo allietasse
i cinerei conviti in Olimpo
degli dei erebigeni.
Astianatte, maledetti i cieli di Chio
che ci imposero d’essere!
Olocausto primogenito
al Menzognero, che tu possa
ardere Delfi e i suoi futuri!
Fardello bianco,
che tu possa squarciare
il ventre di Caos del divino Tempo!
Figlio,
vagisci il tuo Ragnarok
tiepido e vuoto, e la polvere d’Ilio
è ogni luogo, d’oggi alla fine:
io t’ascolto.
T’attende al suolo, che dona la morte,
l’immacolata Amaltea, dea dell’Eterno,
riarsa di latte
per i mille deformi vomitati da Crono.
Che divori le pergamene,
in orrido pasto, e sia sorda
alle voci d’aedo!
Sulle tombe dei Teucri
rilucono le tamerici
nel mattino prima del pascolo:
piangesti, Astianatte,
ma per sempre siamo silenti.
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Jul

E' un uomo cieco e vive in Chio rocciosa...
Jul

il 28/07/2003 alle 17:53

Bla,Bla

il 29/03/2006 alle 10:33