PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 14/07/2003
Un' elegia per non dimenticare.


Lunghi inferni di cemento,
supplicano il cielo
di risparmiare loro nuovi incontri assassini,
casuali angeli o sfere infuocate
che collidono contro i pensieri di tutto un mondo.
Ritorna il vento caldo e putrido,
ritorna, migliaia di echi
in lingue di dolore,
ritornano, lo scoppiare della rabbia
e lo schiudersi del tormento
in un unico, ampio boato:
il boato e il dolore inscuriscono il cielo
che si frantuma ad ogni lento,
sofferente morire del tuono.

Il rosso scorrere del sangue
raccolto in tante minuscole gocce
di doloroso rimpianto,
avvolte in vortici continui
e perpetui,
si intorpidisce e intorbidisce
col grigiore del fumo,
sangue a polvere mescolato
insieme alle pozzanghere di fango dell'odio
e dell'incomprensione,
genera le intolleranze di oggi e di ieri,
forse di domani...

Macerie, sole testimoni
di un impietoso risveglio,
ad ogni pietra spaccata
una vita sventrata,
come sassi espulsi
dalla solida roccia-Madre
a cui erano intimamente legati.

Aria lacerata
da spasimi e rantoli
di mezze anime rauche
interrotte tra l'oggi e il domani.
Clamore parossistico di folla
inghiottita nel vuoto
che gli occhi riempie ed inonda
e la testa che gira
sprofondata nelle lacerate tenerezze
delle più basse sfere di un torpore
pesante come cemento.

Ritorna tutto questo,
ma più non si ha voglia
di essere sbalzati fuori
dalla pienezza di questa assenza,
raccolti come si è
nel proprio essere
che più
non è.
E ritornano i sacri circoli
e i ricorsi
di suppliche infinite,
l'acre-amaro profumo dei fiori ingialliti,
le anime divorate da insaziabile rimorso,
i cuori digeriti,
da sempre martoriati,
percorsi,
segnati e incisi da lunghi,
inesplorati canali
scavati nella pelle
e i tam tam di singhiozzi,
fermati nel ventre,
le viscere tatuate.

Di terra felice?
Ormai coperta soltanto
di erba color della cenere,
arsa viva,
strozzata da possenti e
implacabili braccia di sole
inquinato, ottenebrato,
scolorito,
stropicciata diapositiva
di chi un tempo
fu padre dei giorni.

Ritorna
e adesso conosciamo
le sembianze ondeggianti
dei profili di speranze
strappate
alle loro radici,
trapiantate in questo terreno balordo,
i perchè che esse stesse si chiedono,
le sordide risposte,
le risposte dei carnefici di questa mattina di Settembre;

ora sulla carne e sulle mani
degli uomini di allora,
si dilegua pian piano
la fatica di un pianto
che scorre lontano,
ed essi son pronti
a sopportare
le numerose cadute di un cielo
che troppo spesso precipita,
portatore di tristi novelle,
rovinando su noi tutti
come lastra di vetro
dai frammenti taglienti,
di punte affilatissime,
ma anche capace ogni tanto di liquefarsi,
lavando così,
mondando,
le angosciose pene
di popoli da sempre costretti
nelle segrete di un labirinto
d'egoismi senza fondo.
E' la vita che grida vendetta,
quella vera,
che mai retrocederà
dinnanzi a rassegnazione.

Quando intemperie si susseguono,
e le giornate limpide
sembrano solo ombre
assonnate,
il paradiso celato
si dischiude
di fronte a chi l'ha sempre cercato,
e trovato,
in quell'incantevole inferno
che è il vivere umano.


Settembre 2002
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Già apprezzata, riconfermo la partecipazione alla tua poesia, all'orrore e all'angoscia che gli innocenti come al solito pagano per altrui scelte.
Un abbraccio
Axel

il 14/07/2003 alle 15:01

tristemente bella.
Luna

il 14/07/2003 alle 18:00

Ogni verso è una continua sorpresa,è una discesa nell'ade della realtà,sei stata bravissima.Continua così,baci infiniti.Ale

il 19/10/2003 alle 11:46