PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 11/07/2003
Vissuti non fummo per attingere
alla vegetale fonte dell'obbedienza
moriamo, o viviamo il nostro spento sogno dorato
in una landa di disperazione
Menti brulicanti in paradisi mescalinici
ricordi quando stupravamo tramonti al neon?
Come umili agnelli
avete sperato che il lupo si immolasse
e nella tarda ora attesa
folli brindisi baccanali
in ricche case seriche
sfrenate note goliardiche
preludio di un'intensa voluttà
Sai che guardando verso sud
oltre i confini dell'orizzonte
appaiono i deserti dalle lunghe albe sognanti?
Alla fine del mondo
dove i leoni piangono
nella città sommersa dal mare
Avanti, siate sinceri
quanti di voi hanno visto sorgere un'alba?
Quanti di voi hanno provato la fine di un giorno?
Stanchi di stare in giro
coi pensieri sospesi
nel magone di una brezza selvatica
Menti sagge, brucianti ed abbandonate
così indifferenti, così impettite
nell'assurdo orgoglio occidentale
Ho saputo di angeli
mandati in adusti deserti
pronti a raccogliere
insanguinate messi
dove eravamo noi?
Ho sentito un uomo
implorare diecimila uomini
ho visto una donna
ubriaca al mattino
un bimbo è morto di fame
dove saziavamo il nostro vuoto?
O gran Creatore
pensa a quelle anime ingabbiate
coartate ai margini delle autostrade
così sole, così scorate
ad inseguire treni
su binari obbligati
Perdona noi, figli delusi
burattini seppelliti nell'incertezza
ammaliati dalla folle brama oscura
Un tempo avevamo
il florido monumento naturale
2 torri e il Vietnam
ancora un posto dove andare
Ora dimmi, quale sarà
la nostra nuova meta?
Dov'è dipinta
l'isola del libido connaturato?
Divina irrisione
di noi ciechi marinai
abortiti nel peccato
Concedici ancora una fiaba cui credere
quando ci sarà la fine dei nostri sogni
l'incombente fine delle nostre vite
L'ultima corrente
porterà i suoi colori
ribalterà i predicatori del benessere
ed i contrasti
di luci ed ombre
Sono stanco
della sublime bontà sleale
ironia di volti severi
scalfiti in vacue icone latenti
Sono stufo dei signori del potere
ignari d'aver sprecato l'aurora
signori dalla doppia faccia
obbedienti all'avida grandigia
Strani profeti
hanno blandito il mondo
su bande sonore
diffondono le nostre idee
Strani occhi congiurano
verso la libertà morente
tesa incertezza sospesa
vivente nella brezza del silenzio
Chi inventa
conosce le virtù dell'estasi
chi uccide
conosce il lago dai riflessi purpurei
delle albe sanguinanti
Preferirei una tempesta alla falsità
un maelstrom all'illusione
di un paradiso di angeli-serpenti
e bambole androgine
urlanti parole
disperse oltre le mura del tempo
Italia, terra di lagune
d'illusioni celate
rifugio di cani torpenti
conforta i tuoi figli
prendili per mano e scaldali col tuo sorriso
Orgogliosa penisola, dai un'ora di saggezza
a noi indomiti solipsisti
induci i nostri dubbi
verso lo specchio dell'essenza
vivo di mille creature nascoste
con il loro mondo
le loro leggi, i loro confini
in un'alternarsi di luci ed ombre
di silenzi e voci
Possiamo inventarci il Regno
al margine della noia
ricco di tonalità, d'ironia sofferta
un Regno sconfinato e libero
Terra, terra, terra, ricoprimi
acqua, acqua, acqua, risparmiami
sole, luna, stelle, tenetemi compagnia
non lasciate questo figlio, solo
nella malinconia
Come un usignolo
vorrei intonare un canto di solitudine
o affondare nel brago
in una notte senza speranza
e come un angelo spensierato
beffardo, pallido, mutante
aspetterò l'inopinata strana ora idiota
della resurrezione

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Chapeau! Ho letto una poesia straordinaria. Grazie.

il 12/07/2003 alle 16:13
Jul

Non è una poesia, è un poema. Un novello Torquato Tasso? Concedici ancora una fiaba in cui credere, così scrivi egregio cantore dell'umanità spenta e svilita. potrebbe essere Dio la fiaba in cui ancora credere?
Un caro saluto,
Jul

il 14/07/2003 alle 19:02