PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 24/06/2003
Non siamo solo dei meri numeri.
Non siamo solo coloro che producono denaro.
Non siamo schiavi della paura della morte.
Non siamo succubi della colpa,
dei tabù, della sofferenza.

Questo incipit è parte di un canto di Orfeo
rinvenuto in un rifugio sul Monviso.
Un canto nel quale si congeda da un ambient di lavoro inautentico.
Il lavoro di Orfeo consiste nel decantare,
nel persuadere gli uomini ad imprese mitiche,
questo è il suo mestiere, la sua fatica.
Non viene pagato per stressarsi e non cantare più.
Quando egli sente che in un luogo egli non può cantare più,
egli va via, va altrove, lasciando lì la sua eco.
E Orfeo va via.
Ormai da tempo il lavoro di Orfeo si è fatto complicato,
nessuno legge più poesia
e lui è costretto a fare lavori
che rischiano di non farlo cantare.
Orfeo è da sempre in cerca di un Mecenate,
perché Orfeo deve essere in condizioni da poter ricordare agli uomini
che hanno il diritto di vivere serenamente e atleticamente la loro vita,
affinché non s’immedesimino con erronee concezioni di se stessi.
Orfeo dice tutto quello che si ha paura di dire,
Orfeo dice che siamo pigri e
abbiamo diritto ad esserlo,
che siamo lascivi
e abbiamo diritto ad esserlo
perché solo garantendoci questo
possiamo essere atleti,
poiché l’atleta è l’uomo che al meglio la sua possibilità ha reso in uno stile olimpico,
e allora Orfeo avrebbe sempre
diritto ad essere mantenuto,
perché questo è lavoro durissimo,
scriviamo questo per
proporvi una tassa che sostenga i poeti,
coloro che dimostrino con prove di persuasione
di meritare d’essere poeti
e che da una solenne commissione di mecenati
possano essere sostenuti,
perché vi sia sempre la voce della persuasione,
Orfeo non può lavorare facilmente poiché i luoghi di lavoro sono quasi tutti malsani,
intossicati, ed egli deve sentirsi libero da ogni compromesso,
egli deve sentirsi libero da ogni schema, da ogni obbligo,
egli deve sentirsi libero da ogni oppressione poiché egli ha diritto di vivere liberamente
per regalare perle di saggezza dai fondali a coloro che pur non volendo vivere
radicalmente come Orfeo sentono il bisogno di doverlo ascoltare.
Troppe paure, troppi tabù, troppi cialtroni,
troppo sfruttamento, troppo business,
troppa velocità, troppe errate concezioni,
che Orfeo ci sia sempre a disbrogliare!
e che possa essere messo nelle condizioni di poterlo fare!
Oh Mecenati venite alla nostra causa sostenete questo portale!
Orfeo deve avere la mente libera per mettere le mani laddove tutti hanno paura d'andare.
Se gli uomini perdono il contatto con Orfeo
è la fine dell’era delle immagini
e allora Orfeo non può smettere di cantare
di persuadere, di ribellarsi!
E questo è il resto del canto del Monviso:

Me ne vado ma non perché vi odio
non odio nessuno!
Amo troppo me stesso.
Il mio corpo, le sue immagini.
Si stavano spegnendo malamente, non ero più capace di sorridere,
di chiacchierare, di svolgere il mio lavoro con professionalità rinascimentale, con amore.
Stavo divenendo altro da me, mi stavo alienando dal mio potere creativo, dal mio spirito libero, dalla mia forza irrazionale. Troppi schemi pesanti per il mio leggiadro spiritello,
opprimenti, inutili, deleteri, logorroici, miseri, patetici a cui il mio corpo si è ribellato.
Non so se troverò mai luoghi che mi possano ospitare, che possano accogliere la mia sensibilità, la mia persona in uno scambio fertile, propositivo, rivoluzionario dalle profondità, ma nei luoghi a me funesti, dove i soldi, accecamento di un sistema che dice che essi equivalgono alla libertà,
contano di più delle relazioni umane che per me sono tutto, io non posso restare, non ho il diritto di restare.
Non so dove andrò ma ho dovuto lasciare, ho provato,
ma quel luogo non mi voleva e io non posso stare
dove mi si concede una gabbia, per lo più non ho studiato
anni ed anni e non ho fatto sacrifici per comprendere che lavorare su di un albero di ciliegie desse più gratificazioni.
Sono nato per vivere con amore la mia passione umanistica.
Certo può parere che io abbia solo dato a questo luogo, a questo ambiente,
e che non abbia ricevuto niente.
Ho conosciuto persone bellissime, risorse umane gestite come i cavalli in un viaggio verso il macello; si parlo dei miei compagni, dei miei colleghi a cui dedico questa epistola.
Ho conosciuto alunni con cui è capitato di emozionarci facendo brillare quelle asettiche stanze di lavoro
ma queste energie non si possono vivere in un luogo in cui non hanno una dignità
se non quella che si concede ai cani in un canile.
Erano solo clienti da prendere per i fondelli e noi servi in questo sistema a dare il meglio di noi
per ritrovarsi ad essere pagati una miseria, a dover lottare per farsi pagare le assenze degli alunni dopo che tu eri giunto apposta per loro,
a fare lavori straordinari, stressanti, ipocriti, ipocriti quando si chiede professionalità solo ad una parte del gruppo mentre l’altra, quella amministrativa, quella che “conta” dispone degli uomini come oggetti che devono solamente produrre.
Affannarci per non espletare la nostra passione umanistica se non in un gioco di specchi che ti fa perdere contatto con il vero tuo io, affannarci per non avere più stimoli, più ironia, più leggerezza. No, io non potevo continuare, parlo di me, non do giudizio su chi rimane, io parlo di me,
Io Orfeo ho diritto di parlare di me, di aver scelto di essermi ascoltato a fondo. Ho conosciuto gente meravigliosa che non potevo più incontrare in quel luogo reificante, ho conosciuto ulteriormente me stesso.
Oggi so ancora più a fondo cosa voglio da me e come, ma soprattutto il perché del come,
e del cosa.
Sarei rimasto se non avessi incontrato un luogo dove io non potevo essere.
Sarei voluto rimanere ma devo andare altrove, non so dove ma so come.
Vado, facendo tesoro di tre mesi fondamentali per la mia persona e spero non solo.
Avevo un alta concezione di voi perché confido nelle essenze positive delle persone e delle situazioni, quando mi accorgo che non c’è verso, vado via, lascio la mia eco a chi ha voglia di ascoltare e basta, vado altrove, posso vivere di pane olio e pomodoro.
Un abbraccio
l' Orfico Odusia

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