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Pubblicata il 11/11/2001
E vago attonito nel limbo di vane certezze, catturato dal penetrante sguardo di una notte. Ascolto il suo spirito errante nei meandri di un oblio circoscritto, condannato alla cecità dei sentimenti; io sono la notte, sino a quando la notte sarà in me. Tutto ciò che bramo è il calore di anime che all’unisono gioiscono di semplicità, tutto ciò che vivo è il torbido di materiali realtà.
La flemma della sera realizza solo per me la sua dimensione, fatta di profondi pensieri e candide favole. Come dighe secolari erose dal tempo, le inutili barriere erette da ingenue paure si sgretolano sotto la forza dirompente di impetuosi pianti urlati nel silenzio dell’assordante banalità. Genesi di mistiche preghiere, alchimia delle tenebre e del magico rossore, il tramonto estivo cattura ogni essenza, e con esse le tormentate grida verso il letto dell’orizzonte. Avverto la sua solitudine e in un baleno si fonde alla mia; inebria i miei sensi tanto che la lama tagliente di un disperato sogno, trafigge implacabile il fulcro di commiserevoli amori cullati nel cuore assopito dal freddo abbraccio di amari pensieri. Oltre il gelido di ingannevoli illusioni, una voce si staglia dall'ipnotico silenzio; come brezza serale, come una piuma che dal fluttuante infinito esplora soavemente emozioni, il flebile grido di un intimo respiro si eleva fiero dal profondo dell'animo, colmo della anelata e sospirata emozione.
Avvolto dall’ombra, mentre la mia anima palpitante danza col pulsare della calda luce che accarezza le più recondite profondità del mio intimismo, si sprigiona la volontà di evasione del folgorante emozionale represso e combattuto. Spinta dall’insostenibile essere, come un soffio di vento, si materializza nelle viscere dell’etereo ancestrale di un utopico amore.
Come un poeta maledetto, mi nutro del romantico fascino incantatore che lo scrivere mi dona, che ammalia e avvince i cuori, offusca e stordisce le menti.
Quello che ci differenzia è la sorgente: tu sola sei la mia droga, l’ecstasi naturale che gonfia il mio cuore, costringe le vene e scalda il mio sangue, trascinandolo vorticosamente in una folle corsa, accerchiando il mio spirito, stordito e confuso, sino ad esplodere in fibrillante emozione.
Tu sei. Per questo protrarrò l’esistenza al fine di fondere la mia essenza nella tua; continuerò a cercare la fioca luce sino a portarla al suo massimo splendore, tanto da illuminare anche gli occhi di passate delusioni.
Se il più celestiale pensiero, conoscesse solo una parte della dolcezza che racchiudi, il termine meraviglia non avrebbe lo stesso significato, ma sarebbe sminuito innanzi a tanto candore; e là, oltre le vette del sentimento, carpisco il senso della vita, il sunto di mille sofferenze e arrampicato oltre la parola amore leggerei solo il tuo nome.
Luce fuori ma ombra dentro. Questo sono, se fantasmi di remoti tormenti, continueranno a freddare il mio spirito oscurando la luce che invano tento di sprigionare.


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