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Pubblicata il 03/11/2001
Gli alberi sono ombre slanciate
nella bruma perlacea del mattino,
sagome magiche e mute,
i rami come braccia protese
verso il cielo nascosto dalle nebbie.

Gli zoccoli del cavallo a tratti
affondano nel fango vischioso
o scivolano sul verde muschio,
le mie mani serrano le briglie,
mentre a fatica scorgo il sentiero.

Ad un tratto il bosco si apre
al pesante abbraccio liquido
di una palude melmosa,
come lance le canne si ergono
ultimo baluardo del grande segreto.

Immobile guardo e ritrovo
la piccola roccia nera,
forgiatrice di re ed imperi,
che attende da più di un millennio
di essere la portatrice del destino.

Scendo in silenzio dal cavallo,
dalle sue frogi sbuffi di nebbia,
scosto all'indietro il mantello
ed estraggo dal mio fianco
la luce di Excalibur,
che ripongo senza sforzo
nella roccia che l'avvolge
in un abbraccio segreto.
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