Il dente di una nutria,
al piccolo laghetto
di Villa Doria Pamphili,
urta sul mio dito medio
mentre gli offro un tozzo
di pane da rosicare:
tiro indietro la mano,
e questo è naturale,
ma almeno lei è contenta,
e scappa a rosicare
quel dono sì gradito,
cpn quel suo attrezzo duro
comprato alla bottega
della evoluzione;
poi se ne torna in acqua,
col pelo così lucido
di grassi naturali,
e io mene vado via,
bucando la primavera
con passi calmi e lenti.