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Pubblicata il 29/02/2024
....... un sogno così ritorni mai più.

Mi ritrovo in un piccolo spicchio di spiaggia completamente circondato da una fitta vegetazione che non sembra europea, accessibile solo attraverso di essa, o dal mare, dalle acque limpidissime.

Non ho idea di dove sia, come ci sia finito, né di dove siano i miei panni, e gli effetti personali, ma in quel momento non me ne frega proprio un c@azzo, perché sto troppo bene, sto una crema, completamente nudo, senza neanche le pezze al culo.

Sembro un enorme porco grasso ma compatto, un porco albino, non rosa ma pallidissimo, e sembra che tale intenda rimanere, visto che mi trovo spaparacchiato all'ombra di un'enorme palma, dove mi crogiolo in un piacevole calduccio, allietato dalla brezza salmastra.

Mi sono già assopito, cullato dalla risacca delle onde, e penso che prenderei sonno (all'interno del mio sogno), se all'improvviso non mi scuotesse una voce femminile, educata e piacevole, ma ferma:

"Signore, vuole coprirsi almeno le pudenda viri, per gentilezza?".

Impastato di sonno come sono impiego più del dovuto ad individuarne la fonte, è una ragazza sulla trentina, moderatamente alta, completamente coperta da un bel tailleur scuro, indossa scarpe basse, anch'esse scure, e si intuisce subito che sotto panni deve possedere una bella figura, snella ma non procace, niente pacchi di zinne, né chiappe di culo tornite. Il viso è grazioso, ma non da bocchinara, valorizzato dal corto taglio dei bei capelli neri, non sorride, ma appare comunque gentile, nel rilievo che mi muove, mi scruta con occhi intelligenti, che secondo me si sforzano di non apparire divertiti, e non accenna minimamente a distogliere lo sguardo.

Non so da dove sia sbucata, non vedo imbarcazioni, né ho udito passi attraverso la boscaglia, sembra veramente piovuta dal cielo.

Lascio trascorrere parecchi secondi prima di rispondere, e non perché abbia bisogno di riflettere, e quando lo faccio, senza muovere un singolo muscolo in tutto il corpo, parlo con voce bassa e pigra, col mio tipico tono buffo da finto tonto, da cui però trasuda insolenza:

"Signorina, Lei non mi sembra in possesso di un potente telescopio, ho i miei dubbi che ad occhio nudo possa mettere a fuoco il mio c@zzetto da scoiattolo giapponese, e le palle sgonfie, ma, in considerazione del fatto che ancora non ha fatto la stronza, posso venirle incontro cambiando posizione",

e intanto mi giro lentamente, pancia sotto sulla sabbia tiepida, portando avanti le pallacce con la mano destra per sottrarle al suo sguardo, anche se in pratica le sto sbattendo in faccia senza ritegno le massose chiappe sode e bombate, da culona negra, anch'essa albina.

Lei mi ascolta senza interrompermi, poi riprende il discorso, e questa volta si percepisce chiaramente il divertimento nella sua voce colta:

"almeno potrebbe fare il bagno, così si vestirebbe d'acqua, e d'un minimo di decenza, o teme che queste acque siano infestate da squali aggressivi?",

"mah, non so proprio che dirle al proposito, visto che nemmeno so dove coppola della minchia mi trovo, però posso assicurarle che in barba alla Legge la spiaggetta è infestata dai Froci!".

Penso che lei sia sul punto di dire qualcosa, ma all'improvviso la beatitudine del luogo, e del momento, è violata da un frastuono infernale: stereo a palla, rotti esagerati, parolacce a go go, risatacce.

Si tratta di due gommoni a motore che attraccano sulla spiaggetta, con a bordo 7 ragazzotti romanacci, tutti poco più che ventenni, penso centocellati, ossia provenienti dal periferico e popolare quartiere di 100#.

Per un momento mi viene il dubbio che intendano denudare e stuprare la ragazza, o meglio la giovane donna, dato che emana un'aura di fresca maturità, e sento che ne soffrirei, chissà poi perché, visto che sul Web cerco spesso Pornazzi in cui vengano rappresentati degli stupri di gruppo farlocchi, con porno-attrici consenzienti, che fingono malissimo, e ad un certo punto cominciano anche a godere, allupatissime.

Tiro un sospiro di sollievo quando la combriccola si dirige verso di me, ignorandola completamente.

In realtà, una volta che mi sono molto vicini, alcuni di loro torcono il capo nella sua direzione, con movimenti bruschi e appena percettibili, una smorfia di perplessità sul volto, come a dire:

"ma questa, chi c@zzarola è?",

al che io rispondo con la medesima smorfia, facendo spallucce.

Io non ricordo di averli mai visti, ma loro sembrano conoscermi bene.

In un attimo sono tutti senza costume, e cominciano a sgrullarsi i c@zzi vivi di varie misure, strattonandosi tra loro, per essere i primi a prendermi il culo, mentre quello che sembra il capo mi spiega:

"scusa Zio, non abbiamo i soldi per andare a Puttane, le Straniere non ci si inculano di pezza, e al Gabbio non ci vogliamo finire, ma dobbiamo pur sgravarci le palle gonfie da far male, e poi tu sarai pure un vecchio culattone, ma hai un culo che non finisce più, ci vai a sangue, e non credo che te ne stai qua, chiappe al vento, a pettinare le bambole".

Io li capisco, come li capisco, ho avuto già la loro età, ma sono costretto a ristabilire un minimo d'ordine, per cui, con la voce bonaria ma autoritaria d'un anziano Docente, li metto in riga:

"Calma e gesso, ragazzi, spegnete subito lo stereo, basta gazzarre, da quel che vedo direi che potete mettervi in fila partendo dal patocco più corto, per concludere col più lungo, pero tu, con la salsiccia corta e tozza come una lattina di birra, sarai l'ultimo in assoluto, sennò mi sfragni le guarnizioni del bucio del culo, dovete tutti disciplinarvi, è una questione di rispetto, sia verso la vacca impotente e culattona che vi si concede a titolo gratuito come nave scuola, sia verso i compagni meno dotati, che rischiano di sciacquare a vuoto col pisello, e che c@zzo!".

Nessuno ha niente da ridire, mentre mi imburro pubblicamente e oscenamente il buco del culo con una dose di lubrificante forse eccessiva, e porgo il preservativo resistente al primo della fila, imburrandogli subito dopo l'uccello guantato.

Malgrado la foga bestiale dei giovanotti, i primi 3 c@zzi per il culo mi servono appena da riscaldamento, poi il gioco comincia a farsi duro, entra in azione l'artiglieria pesante, e io impazzisco di dolore e piacere indistricabili, mi sento proprio una cagna, una Zoccola raccattata sulla strada dagli automobilisti, e sbattuta come un tappetino, è l'estasi pura, mentre vengo insultato pesantemente dall'inchiappettante di turno.

Qualcuno mi schernisce, ridendo:

"ho la crema depilatoria per 'uomini', vuoi che ti dipeli la nocchia?",

"assolutamente no, è una festa quando il c@zzo entrante mi strappa di prepotenza i peli del bucio del culo, un breve, dolce supplizio che mi schiude le porte del Paradiso dei Froci".

Ogni tanto con la coda dell'occhio do una smicciata in direzione della ragazza per vedere se è ancora lì.

C'è, rimane muta tutto il tempo, sempre senza mai distogliere lo sguardo, del tutto inespressiva, però ora mi sembra impettita, secondo me esprime composta disapprovazione.

Non appena l'ultimo, quello dal pezzo tosto ha terminato di sfondarmi con violenza, tutti quanti spariscono ad una velocità impressionante, senza salutare, né tantomeno ringraziare, ed è bellissimo veramente, mi sento nudo come un verme, col culo sgarrupato, trattato di merda, è un'umiliazione così acuta e intensa che "sbrodo" dalla salma del mio vecchio canarino imbalsamato.

A quel punto lei passa improvvisamente al tu, guardandomi senza asprezza negli occhi neri e penetranti:

"ma davvero non hai trovato un'altra strada nella vita? Sono allibita",

"sinceramente non lo so figlia mia, forse non l'ho nemmeno cercata, so solo che ad un certo punto dovevo andare avanti e basta, non c'erano più inversioni di marcia.

Però, perdonami, se ti allibisci per così poco, figurati se cadi nelle mani di un branco di Congolesi evasi".

Lei si limita a ridermi in faccia, ma è una risata magra, fine, quasi affettuosa, non c'è derisione, né compassione, dev'essere una persona molto bella, dentro, ancor più che esternamente, e io ho tentato goffamente di offenderla.

Immediatamente dopo mi risveglio supino nel mio giaciglio, con le unghie lunghe mi sto grattando il culo che mi rode, perché non mi faccio il bidet da 33 anni.

Sento dentro di me una grande tristezza, non priva di tenerezza, mi incantava la voce di quella ragazza mai conosciuta, ora posso dirlo, sarei stato felice di continuare a parlare con lei, ma che cosa avrei mai potuto dirle?

Anche con 30 anni e 50 chili di meno, con un pene al minimo sindacale, e il culo stretto a gallina, che conoscesse ancora la stitichezza, avvezzo come sono a sfottere le Zoccole da marciapiede, e le Strappone d'ogni genere, ricevendo da loro fiumi di grevi insulti, come avrei potuto condurre una conversazione accettabile con una tipa che non sia una Mignottona, o una Barbie-girl, magari pure laureata ("ha studiato!", si diceva un tempo), e soprattutto priva di qualsiasi supponenza e arroganza?
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