Io sono capitata.
Nel corso degli anni ho capito che non sarei dovuta essere qui.
E sì che ricordo che si era proceduto alla correzione ma poi qualcosa è andato storto.
Sono sempre stata così convinta di essere capitata che per tutta l’infanzia ho preferito osservare la vita degli altri scriversi sui fogli.
Io mi accontentavo del margine, intervenendo solo se strettamente necessario.
- Sono solo di passaggio - mi dicevo.
Poi è arrivata l’adolescenza, le amicizie, l’amore. Un nuovo concetto: per sempre. E qui la mia disillusione. Non esiste “per sempre”, le favole sono una gran cavolata. Così stabilii una nuova unità di misura temporale su misura per me in base alla quale qualsiasi cosa fosse durata di più, per me sarebbe stata fonte di gran meraviglia. Scoprire che alcune amicizie non sono eterne non fu motivo di scoraggiamento bensì di evoluzione.
Se cambia il vento, allora è ora di andare.
In questo modo ho annullato qualsiasi forma di delusione potesse arrivare dall’esterno. Ci sono state grandi battaglie, eh! Non crediate che sia stato tutto semplice ma qui, adesso, con questa penna tra le dita, ci sono io al centro del foglio. Divento ciò che sono.
“Qui e adesso” non è per sempre ma, unendo tutti i “qui e adesso” all’infinito, potrebbe essere quasi l’eternità e confesso che questa idea non mi dispiace affatto.