potrei provare a dirti
di tutti i sassi a punta
e dei miei piedi spellati
in fondo a una cantina
umida
croste indurite e molli
e germogli che stentano a spuntare
non c’è luce
potrei provare a dirti
le piaghe le pieghe ferite di
ferro e di chiodi malati
nel labirinto
di un cervello spremuto
e denti tanti aguzzi
mordono nel facile morbido
lasciano il segno del bruco che
divora
abbozzi di dolcezze incompiute
dirti non dirti dirti
se fosse possibile capire perché
la pioggia scende e non sale
e se c’è Dio e non io
o io e Dio
potrei provare a chiedere
dei miei giorni sconfitti e
una resurrezione
in riscatto di cento nascite abortite