Racchiuso in quelle pagine iniziali scoprivo il mio piccolo nuovo mondo. Di lineamenti, coloriti e anche fogge e adornamenti insueti. Ma soprattutto di sorrisi genuini dei singoli nativi da ogni angolo del globo, che parevano accogliermi con serena naturalezza. Mi crogiolavo ad ammirarli, centellinando a ritroso quelle espressive immagini, che già mi divenivano familiari.
Dopo anni quel caro, vecchio atlante era ormai sdrucito e malridotto, ma mi capitava ancora di scorrerlo piacevolmente, ritrovando la freschezza e spontaneità di quelle espressioni. Ora non so più dov'è finito, ma alcuni di quei volti tornano talvolta a rivedermi. È bello sapere che si ricordano ancora di me.
Sono comparse sporadiche; anzi, ormai destinate a svanire, come le lievi onde generate da un sassolino gettato in acqua; il loro ricordo diviene offuscato, sempre più sfuggevole. Ma la loro apparizione non è come un momento fugace in un brevissimo sogno, perlopiù inafferrabile al risveglio; e nemmeno solo la visione instantanea di un'immagine forse suggestiva ma tanto repentina da lasciare soltanto un interrogativo sospeso nella mente. Sono invece le luci fioche di una nave in viaggio che si defila pian piano tra la foschia verso l'orizzonte marino. Avevo visto alcuni dei passeggeri imbarcati; mi sorridevano, ma se ne tornavano ai loro luoghi di provenienza, sparsi agli angoli più remoti della terra, da dove pareva si fossero scomodati espressamente perchè io li guardassi. Ed io li avevo ammirati. Ora fatico a focalizzare i loro lineamenti, capigliature, abbigliamento. Ma nella mia memoria ancora spicca il loro sorriso spontaneo, sereno, generoso. Uno scampolo di luce che ancora mi ricorda di quel naviglio forse già arrivato appena oltre l'orizzonte. E chissà, magari fermo là in attesa che io possa raggiungerlo. Perché non mi do per vinto, confido ancora di poter ritrovare quell'atlante che credo meriti di essere definito anch'esso "amico dei giorni più lieti".
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