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Pubblicata il 13/09/2023
Mi giravo e rigiravo nel letto,
c'era freddo in casa mia.
Come una piccola notte,
in un angolo di quella grande, appostata, per me solo.
Dentro me pensieri...sugli umani.
Ma si, tanto vale
non farsi illusioni sugli altri.
La gente non ha niente da dirsi.
Ognuno parla solo delle pene personali.
Ciascun per sé e la Terra per tutti.
Cercano di sbarazzarsi della loro pena.
Ma la vita poi li riprende.
È un gioco, inutile e triste, ma un gioco.
Si diventa sempre più brutti
e ripugnanti in quel gioco,
quando si invecchia.
Ma la pena, il fallimento, restano.
Si finisce per avere
la faccia piena di quella brutta smorfia
che ci mette venti o trent'anni o più
per risalire dal ventre alla faccia...
che ognuno ci aveva messo
una vita a confezionarsi
"per gli altri".

Era tutto, solo, nella mia testa di romantico disilluso che navigava...
e con D'Annunzio mi dissi:
"io sono ciò che ho donato".
E a quel punto, pacificato, mi addormentai.
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“…quella brutta smorfia che ci mette venti o trent'anni o più per risalire dal ventre alla faccia... che ognuno ci aveva messo una vita a confezionarsi "per gli altri", questa mi garba parecchio e mi fa riflettere. A me quelli che volevano confezionarmi mi stanno ancora cercando :-)

il 16/09/2023 alle 11:45