Ieri, in tarda mattinata, per qualche secondo mi sono soffermato a osservare una macchia bianca nell'azzurro. Una strana mezzaluna posata con crateri, occhi, lineamenti. Sembrava un errore, candida e misteriosa, leggerissima e potente.
Così è ogni creatura vivente, gelosa del suo corpo, senza paure eppure impaurita, quando scopre gli abissi di un mondo che forse non le appartiene ma del quale fa parte, come me che per qualche secondo, mi soffermo a osservare una piccola ma potente macchia bianca, un errore in apparenza immobile.
quella visione mi sconvolge: sto camminando sulla strada e, per qualche motivo, alzo gli occhi al cielo, alle undici del mattino, e scorgo lei, il suo silenzio altero, crateri e lineamenti, un bianco da far svenire, e dubito di me stesso, della mia presenza su questa strada, dubito della mia vita.
Distolgo lo sguardo, ad ogni secondo la mente torna dove è sempre stata, sospesa fra limiti e ombre, il tenero luogo dove ogni lucertola si rifugia lontano dalla verità e ogni uomo tenta, maldestro, il salto della sua realizzazione.
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