L’estate che muore è come un’ arteria che pompa sangue rosso alla tempie di un orizzonte curvo ed opaco e nella vena piega il blu del cielo a viola.
È quel giardino ombreggiato dove aspettavi la mano ed io ero lontano, volavo radente la laguna, solingo gabbiano.
cosa sottrai estate che vai? Seni pesanti ed illusioni e delusioni che ti ho inflitto nella mano spalancata a cercarmi, come chiodi nel palmo disteso, mentre piegavi indietro il capo verso un ricordo offeso.
perciò perdonami è solo l’estate che muore, attesa e già passata, rosa sfiorita.
non ci lascia che ansiti spezzati,
rami di pianta che ha radici nel muscolo pulsante del mio stremato cuore a te devoto.
e rossi tramonti di sangue rappreso.
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