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Pubblicata il 21/07/2023
Come un soffio, che abbatté
la barriera dell’indifferenza
la voce, si fece sentire...
forse era più un lamentoso
ardire, più che una supplica
per chi nulla, voleva sentire...
sbuffò all’inizio
parole masticate dal vento
per poi trovare la giusta sede
in quella sera, che diventò
miniera di preziosi ricordi...

_Non capisco, proprio non capisco
del perché io sia diventato così
immateriale ai vostri occhi
e sfuggente ai vostri pensieri,
eppure vi fu un tempo, quando
avevo un ruolo nella famiglia
in cui ogni cosa veniva soppesata
e presa d’esempio, da chi in me
si raffigurava, come fossi
quel logico domani
e non uno scarto da abbandonare_

come in un soffio, si disperdevano
nel vuoto, i sofferti pensieri,
quasi fossero soppesati da chi
in silenzio, ponderava una risposta...

_Non ho nulla da farmi perdonare
se non l’essere stato prima figlio
e poi padre, e in seguito nonno,
credendo d’aver dato il meglio di me,
se così non fosse
or mi inginocchio davanti a Dio,
poiché significa che ho mancato
al primario dovere a me
indicato, educare con rispetto
e nel rispetto, ognuno di voi,
non credo mi meritarmi l’oblio,
così come la mancanza
di questo mio respiro di vita,
ch’è come un soffio vitale
nell’infinito cammino_

il vento improvvisamente calò
divenendo fioca brezza
di quel labile soffio,
mentre le parole si dissiparono
fra le labbra di chi era in ascolto,
improvvisamente qualcuno si alzò
emulato dagli altri, e tutto divenì amore,
quell’amore come mai
fino allora, era stato.

© Saverio Chiti, 20 luglio 2023
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