Ti sbirciavo dal finestrino
addentare quel panino
e senza alcuna fretta
mi gustavo la scenetta;
pupille tese,
labbra protese
e mascelle a rostro
per affrontare il mostro,
incerta lo mozzicavi
e in te rimuginavi
da dove fosse piovuto
l'insolito contenuto;
infine la tua risata
scoprendoti osservata
e intuendo mie facezie
tra le troppe spezie.
Tentenneva il tuo viso,
ridente d'occhi e sorriso;
ti leggevo altro in volto
oltre l'avermi assolto.