In viaggio per lavoro, fermo l'auto in un'area di servizio per sgranchire le gambe mentre leggo lo smartphone per svagarmi. Camminando, incrocio gli occhi di una bimba che armeggia col cellulare seduta sul sedile posteriore di un'auto parcheggiata. Incuriosita da me, smette di pigiare i tasti e dice qualcosa al papà al posto di guida. Mi avvicino al finestrino e sorridendole fingo di premere i tasti del mio smartphone. Nasce complicità e sorridiamo tutti. Non posso fare a meno di dire al papà: "Simpatica sua figlia!". E d'istinto, accantonando ragione e convenzioni, cerco al volo sul mio smartphone un filmato Instagram giratomi da mia moglie, con la quale avevo già riso tanto vedendolo insieme. Ne mostro loro alcuni secondi in cui si assiste a una discussione esilarante tra una bimba determinata a tenersi lo smalto sulle unghie e il papà che vorrebbe impedirglielo. Credo di aver esibito loro quel video, senza nemmeno pensarci, perchè la piccola mi ricordava la bambina del filmato e magari pure perché si svolge anch'esso in auto tra bimba e papà. Ad ogni modo la condivisione è gioiosa. Poi arriva la mamma e mi guarda interrogativamente, ma sorridendo. Le giustifico contento la mia intrusione e mentre lei non smette meravigliosamente di sorridere, le fornisco gli estremi per trovare quel filmato, del quale intanto continuo a caldeggiare la visione. Poi ci salutiamo e purtroppo, come non si usa dire alle partenze, difficilmente ci rivedremo ancora. Ma dentro di me sono felice. Spero che loro rivedano sovente e idealmente insieme a me e mia moglie quel video spassoso.
Posso proseguire il viaggio; ho sgranchito corpo, mente e animo. Mi rimane indelebile il sorriso della mamma, che sopraggiungendo, pur ignara della situazione, aveva già intuito che qualcosa di bello stava accadendo e ha anticipato la sua approvazione sorridendo.
Ho visto in lei il volto della serenità.