Lui era come tante mine
disseminate su un terreno,
che lei calpestava di volta in
volta, che non esplodevano
subito, aspettando il suo
inevitabile successivo
movimento, passo...
aspettando, che secondo lui,
lei sbagliasse.
Non era mai abbastanza,
il suo cercare di stare ferma,
di non muoversi, di non farlo
esplodere, lui continuava ad
esplodere comunque.
Non si sa quante volte fosse
riuscito a dilaniarla nell'anima
e nel corpo, per questo suo
bisogno di distruggere...
pensando sempre che fosse
l'ultima, lei continuava a stargli
accanto, convinta che prima o
poi il suo amore avrebbe vinto,
che lui sarebbe cambiato.
Poi, suo malgrado, capii
che ciò non sarebbe mai
avvenuto e provando ad
allontanarsi, a scappare...
lui si trasformava in ulteriori
mine, a lei sempre più
vicine, perché stava facendo
il suo più grande errore:
quello di lasciarlo.
Dove andare?
Dove fuggire...
Sembrava che lui fosse
dappertutto...
Si diresse verso un terreno
che non poteva essere scavato,
una roccia, dentro cui lui non
poteva nascondersi,
sembrandole ciò che di più
bello avesse mai visto.
Doveva fare solo un ultimo
passo, per riuscire a fare il
salto, per riuscire a
raggiungerla...
un ultimo passo...
che le rubó per sempre il
salto.
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