quella mattina
una luce strana filtrava dalle persiane.
bussava, dapprima dolcemente,
poi sempre più insistentemente,
mi chiamava con voce suadente
abbandonando il giaciglio della notte.
srotolava le fasce che le cingevano la vita,
si librava leggiadra
vestita di un raso luccicante,
mai l’avevo vista così elegante.
aveva scelto una gamma di tessuti inusuali.
erano verdi, poi arancio, porpora e giada…
fluttuava e si addensava.
erano spatolate verdi come fronde sottratte agli uliveti,
accatastate, distese, spalmate. Si sovrapponevano
strato su strato mutando repentinamente nell’aspetto.
erano alghe emerse dallo Jonio?
rosse come bramme roventi di altoforni?
smeraldine come acqua
alla foce del Chidro rubata?
erano nuvole o era sabbia dorata?
da quella visione fui rapita,
prima di abbandonare questa vita.
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