PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 03/01/2023
La ribellione di Bra?ov fu una rivolta contro le politiche economiche scoppiata il giorno delle elezioni locali del 1987, la prima contro il regime di Ceau?escu. Brasov era la città industriale più sviluppata e ricca di stabilimenti, con oltre il 61% della manodopera impiegata nell'industria. Una classe operaia molto esperta. Durante il periodo dell'industrializzazione forzata di Ceau?escu, i lavoratori di queste fabbriche erano privilegiati e avevano servizi sicuri, alloggi e buone paghe. Quando per la riduzione del debito estero calarono i beni di consumo, lo stato impose il razionamento dei generi alimentari, portando a lunghe code per i beni di prima necessità. È in questo clima di crisi economica e scarsità di cibo che la ribellione di Bra?ov scoppiò il 15 novembre 1987. Dopo la riduzione dei salari e la notizia della proposta di eliminare quindici mila posti di lavoro nella città, senza alcuna precedente organizzazione, un migliaio di operai scese in piazza urlando slogan contro il regime, studenti e altri abitanti si unirono ai manifestanti. Da questo momento in poi, la protesta divenne politica e la gente iniziò a urlare slogan come "Abbasso Ceau?escu! Abbasso la tirannia!" (Jos tiranul!). Tuttavia, all'interno della marcia vi erano degli agenti infiltrati della Securitate che annotavano le figure sospette scattando foto e filmando l'evento. La folla saccheggiò l'edificio della sede locale del pcr e del municipio gettando in piazza i ritratti di Ceau?escu e il cibo della mensa (ricca di ogni ben di Dio) documenti di propaganda e di partito. Al tramonto, le forze della Securitate e i militari circondarono il centro della città e repressero la rivolta con la forza. Furono usati anche gas lacrimogeni, cani e mezzi blindati, ci furono morti, feriti e arresti. I manifestanti arrestati furono portati in carcere e torturati con i metodi più violenti. Da quel giorno la paura si diffuse a macchia d’olio, la Securitate aveva incrementato le ronde e le torture, ma il fuoco della libertà covava e l’incendio, a breve, sarebbe divampato. La signora Alina ogni tanto piangeva per Roman, aveva paura di perderlo, perché capiva che questo figliolo si sarebbe immolato per la patria, tanto era il coinvolgimento nel movimento rivoluzionario. Roman cercava di consolarla dicendole che il passaggio alla democrazia stava avendo luogo anche negli altri paesi del blocco comunista dell'Europa orientale, ma in modo pacifico: la Romania era l’unico Stato del Patto di Varsavia a non allinearsi, bisognava fare qualcosa pacificamente, ma lei capiva che erano solo parole dette con il cuore e che presto sarebbero susseguiti violenza e morte. Ad Agosto del 1988 morì Corneliu dopo essere precipitato dalla terrazza. Una folla commossa e silenziosa lo accompagnò in cimitero per l’ultimo saluto. Passarono i mesi, il cibo scarseggiava, le paghe erano misere, il malcontento si poteva notare in ogni viso che incontravo per strada. Eravamo alla fine di novembre del 1989. In quei giorni il telefono a casa squillava continuamente, Roman si precipitava a rispondere, parlava a voce bassa, non riuscivo a capire cosa dicesse. La signora mi chiedeva se avevo notato qualcosa di strano in lui, perché il giovane era più taciturno del solito. A metà dicembre avevo sentito che a Timi?oara erano in corso manifestazioni di protesta contro il tentativo del governo rumeno di espellere un dissidente ungherese, il pastore riformato László T?kés. Il malcontento per questo fatto si diffuse in tutta la Romania, i manifestanti si ritrovarono in molti a proteggerlo nella sua dimora. Piano piano si formò una grande folla che crebbe e s’ingrossò nel giro di pochi giorni .Fu proprio il giorno che, a tavola, Roman ci disse che il movimento studentesco che si riuniva clandestinamente, aveva condannato aspramente questo fatto che riguardava la religione, la spiritualità, aveva notizie incoraggianti che anche operai e gente comune erano al massimo del malcontento. Bisognava agire. Potete venire anche voi-disse Roman-quanti più siamo meglio è! anche tu piccolo puoi venire a gridare che hai fame!". Disse rivolgendosi a Samuel. Ci informò che la manifestazione era pacifica, che dovevamo solo urlare e cantare. Naturalmente bisognava trasferirsi in una grande città, per passare inosservati, in mezzo alla folla. Nel nostro piccolo paese, ci avrebbero subito messo in galera prima ancora di scendere per strada La signora Alina aveva una sorella, a Timisoara, che lavorava in ospedale, faceva l'infermiera, non si vedevano da tanti anni e sarebbe stata felice di accoglierci. Bisognava predisporre tutto, organizzarsi per il viaggio in treno. Io ero desiderosa di partecipare, avrei portato il piccolo con me, era giusto? Forse si! doveva tenerlo ben stretto nella memoria, questo viaggio! Il mio pensiero ogni tanto però vacillava. Pensavo che sarebbe stato pericoloso portare Samuel nelle piazze a manifestare. Forse stavo già perdendo il contatto con la realtà. Sognare rende tutto più fluido, conduce in un universo imprevedibile, ignoto, come una notte senza luna nel deserto. È da ingenui pensare che tutto possa cambiare scendendo in piazza, che i tempi duri possano finire, chissà… l'immaginazione è come un incantesimo. Per me sarebbe bastato poco per avere una vita migliore, avevo desideri semplici, passioni e ambizioni limitate. Ora non possedevo neppure questo. Riflettevo e i dubbi si dissipavano… cosa mi sarebbe potuto succedere? Niente!.
  • Attualmente 5/5 meriti.
5,0/5 meriti (7 voti)

Complimenti per la completezza dell'opera. Interessante.

il 03/01/2023 alle 10:54

Grazie Dani per la tua presenza,Un abbraccio!

il 03/01/2023 alle 15:20

Continua il Tuo viaggio nella Storia, nella Tua Storia Ana, che stai condividendo con noi, grazie. Se questo non è un racconto da leggere, sentire sulla pelle e nel cuore, quale?

il 03/01/2023 alle 20:41

SEI FENOMENALE. APPLAUSI. CIAO NINETTA

il 03/01/2023 alle 20:53

Grazie Lucy, grazie Sir.Cari saluti.

il 03/01/2023 alle 22:58