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Utente eliminato
Pubblicata il 13/12/2022
Questa mattina di molto incazzato,
fra roboanti peti, mi sono alzato,
ché giusto me l'ero sognata
una zoccola bocciona e scollacciata,
d'evidente indole puttanesca,
la quale un favore pareva ti facesse
a mollar senza storie la fresca fresca,
quasi di caz*zi avesse già mietuto ricca messe.

Per casa m'aggiravo nudo come una sciantosa,
uno spettaculo mostruoso, una cosa schifosa,
e, indolente sino all'inedia,
ebbi bisogno d'una sedia,
tanto mi dolevano le giunture,
ma v'era sopra un cuscino,
e da così tanti anni, pure,
su cui fu ricamato un bel gattino,
e per protesta mi parea miagolasse, poverino,
mentre mi scrocchiavan le ginocchia,
accigliato, esterrefatto, ed indignato,
non senza un pizzico d'elegante spocchia,

"bel micio, sapessi ier sera che scopata,
Oddio, come mi brucia la nocchia,
ma distendi la fronte aggrottata,
or ti rigiro, il culaccio in faccia non te lo schiaccio,
ma, se direttamente mi siedo, peggio me lo straccio,

ma non temere, mio ospite grazioso,
non è a te in pasto questo pesce fracico penzolante,
questo pendaglio da forca, da vecchio bavoso,
da far vomitare la più promiscua badante compiacente,

persino gli orfanelli della Colonia Felina,
se osassi, m'intimerebbero di buttarlo nella latrina,
insieme alle palle mosce,
che più non scoppiano fra le cosce,
e me le taglierei, perché non solo non dan da sborrare,
ma diabolicamente continuano a pizzicare,
lo scroto esortando a insaponare,
ma questo cilicio appresso mi tocca trascinare,
con ben poche speranze di potermi emendare".

Una volta alzatomi, il micio presi ad accarezzare,
segno non dava di volermi graffiare,
ma neanche le sue perplessità di dissipare,
né, signorile, tantomeno di degnarsi a salutare.
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