bell'incipit... Si vive per forza di permanenze; sei lì!!! devi permanere e appartenere per riconoscerti e confermare la tua presenza in quel mondo... ; a meno che tu nn voglia liberarti e aprire le ali... Ma è difficile tagliare il cordone con ciò che ti è stato dato, tramandato... che hai, che sei e chi sei... BEL TESTO. RIFLESSIVO
La Poetessa, certamente, vive nella realtà della vita di relazione anche se, qualche volta come afferma, altre cose riempiono la concretezza dell’ esistenza...la necessità di appartenere e, quindi, il dovere di ragguagliarsi con gli altri offusca l’esperienza giornaliera e lo scenario sembra oscurarsi ma quando gli affanni quotidiani si attenuano e le altre cose, probabilmente meno importanti e più rilassanti accarezzano l’ inconscio, una parvenza di luce sicuramente rischiara la scena mentre un leggero sorriso si stempera sulle inquietudini quotidiane...il dubbio riprende la coscienza della Poetessa ma in quel forse c’è tutta la sua abnegazione e, quindi, la sua tangibilità nell’ appartenere…; ad astra per aspera...
Vivo di permanenze e altre cose ... Questa è la frase che mi rimbomba nel cervello... Veramente il precedente commento è già con i piedi per aria :) io sono qui, tu là... L'anima, è vero, va per fatti suoi... Ti do, con fatica, un'altra lettura: l'oscurità è in realtà quella luce che vediamo quando si è in coma o altro stato - post mortem e in viaggio verso luoghi luminosi dove, ci si libera degli affanni terreni ma dove si permane e lì si resta perché, cmq, si sente il bisogno di appartenere, a qualcuno che magari ci ha preceduti. Svelami, o diva... il tuo peloso rebus! nn è educazione far impazziere gli angeli!
In fondo, noi apparteniamo a qualcosa, non è nemmeno una necessità. Non siamo soli, assolutamente. Anzi, forse è il contrario, il bisogno inconscio, ogni tanto, di staccarci dall'appartenenza per poi sentire il bisogno successivo di tornarci.
