"perché anche il più disperso dei fiumi
portano i venti sicuro verso il mare"
(Algernon Swirburne)
nonostante il cibo sia appena masticato
ho un dente ingombrato di scarti.
lo stecco di legno sulla porta
mi ricorda che tra un'ora al telegiornale
moriranno altre cinque persone per ordinarie mutazioni.
sento prima il vento sul collo
poi mi ricordo che è una voce automatica
registrata in una casa
che è stata abbattuta domani.
lo sento fangoso quel vento
come avesse durato fatica a levarsi
tintinna il mio piatto peraltro vuoto
esso è uno spiffero di consonanti.
È un silenzio carezzato dallo iato della quiete
e dall'atarassia della notte
non sono un navigante tra le onde liriche
ma solo un guardiano di futili memorie
che attraversa il lato rinnegato della strada.
sotto braccio ad un sentimento clochard
che sorregge la reticenza del dolore
altaleno nel nulla
sotto una veste d'ombra,
ali alle mani
i pensieri come aeroplani.
poco dopo
È il latrare del giorno
alle luci spente sul lungomare
- in tasca
qualche spicciolo di cielo,
tra le dita
un soffio di mare.
reb + San Drone + Virgin Prune + Anna Caelorum
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qui è la poesia! A quei tempi ne valeva la pena. Oggi tutto è… anzi , non è. Nessuna spinta emotiva che induca ad esserci. Buona lettura.
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