Lui andava per la sua strada, camminando a capo chino, muto e pensieroso. La vita non era degna di essere vissuta; così non poteva continuare: occorreva fare qualcosa, ma subito, perché avrebbe potuto ancora cambiare idea. Si decise e con passi rapidi si avviò da dove si sentiva giungere un fischio ammonitore di un treno.
La notte tra poco avrebbe avuto il fianco squarciato da un enorme mostro che avanzava velocissimo puntando nel buio gli occhi penetranti. Il fascio di luce irradiava all’istante cose inanimate e rendeva loro una vita fittizia. E si poteva percepire quell’istante supremo per cui dopo sarebbe stato il nulla: incubo infinito.
Il treno avanzava veloce; il fischio si avvertiva sempre più insistente mentre il cupo canto delle ruote che mordevano il ferro delle rotaie si sentiva sempre più vicino.
Un attimo: la luce dei fari illuminò un essere in quell’attimo supremo. L’istante successivo rimaneva un corpo sulla buia terra. Ma un soffio vitale volteggiava sul quel corpo inerte. L’ anima, torbida ed allucinata, non riusciva a capire perché non fosse più partecipe con la vita dell’ altro.
Balzò improvvisa in avanti, pallido fantasma verso un triste destino ma era inquieta e preoccupata.
Una voce tenebrosa si udì provenire dal nulla:
- Chi sei? -
- Sono l’ anima di un uomo che ora non è più; cerco scampo per dimenticare la vita. Cerco Colui che mi può dare un nuovo sollievo -
- Pazza! Hai perso tutto così. Mi duole. Ora vattene! -

Lenta sopraggiungeva l’ Alba portando ai mortali le sofferenze di una nuova vita...