Mi hai fatto commuovere con questo tuo splendido, struggente racconto, amico Ben; era un cavallo stupendo: quanti ricordi... Grazie tante davvero! Bravissimo! Ciao
Grazie, Morris. Il tuo commento riesce a trasmettermi la commozione che ti ho suscitato. E sono contento di co
... Scusa, m'è sfuggito... E sono felice d'averti fatto vivere l'emozione del mio incontro col dolce candore di Vidal. E contento di condividere con te, Dina e spero altri il ricordo di quel cavallo bianco, ormai possiamo dirlo, mitico. Ciao e ancora grazie per il tuo gratificante riscontro.
Il tuo bel racconto si presta a interpretazioni diverse. Quella che a me piace di più è la trasposizione temporale/emotiva di un elemento appartenente al vissuto mentale che si incarna in una realtà presente, come a simboleggiare il desiderio inconscio di rivivere la bellezza e la dolcezza di quei tempi felici. E questo desiderio si rivela impossibile da concretizzare a causa della ragione che, a sua volta, è l'esplicitazione della realtà che non ammette fughe. Torna in Camargue, anche fra vent'anni. Vidal sarà sempre lì, giovane e bello, e abbraccialo: lui/ tu si aspettano questo. Avrai chiuso il cerchio.
C'è del vero in ciò che dici. Se prima l'idealizzato, seppur reale Vidal prorompeva con grande vitalità nel mio immaginario, poi è tornato in scena incarnandosi in modo più delicato e intimistico ma inconsapevole delle piccole limitazioni del mondo degli umani. La cosa curiosa è che noi puntavamo a Parigi, ma mia moglie aveva un po' paura di percorrere il tunnel del Monte Bianco o altri alternativi. Quindi l'abbiamo presa molto larga, dalla Liguria, Provenza e dunque, perché no, anche una piccola divagazione in Camargue. Forse ci tornerò. Prima ascolterò "Cavallo bianco" dei Matia Bazar che esprime qualcosa del mio vissuto con il cavallo di prima e di dopo. Grazie, ciao.