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Pubblicata il 03/06/2022
Ricordo, da bambino, uno splendido cavallo bianco galoppante sulla battigia d'una spiaggia. Appariva fugacemente, per lo più dai nostri vicini, sul televisore in bianco e nero che noi ancora non avevamo. Quel carosello mi catturava e non potevo sfuggirgli. La musica trascinante induceva attenzione alla prorompente comparsa del magnifico destriero. Poi i suoi passaggi si fecero sempre più radi, finché di Vidal ( così m'era parso si chiamasse) non ne seppi più nulla. 
Ma un giorno, dopo anni, lo rividi in Camargue. Oziava solitario in una piccola radura a fianco della strada. Fermai l'auto e scesi, rimanendo a distanza. Mi guardava con tenera curiosità, seppur forse contenuta da quella che a me pareva placida imperturbabilità. Mi venne naturale il desiderio di poterlo accarezzare. Abbozzai qualche passo per avviare l'approccio, ma dietro me parole perentorie mi bloccarono: "Non avvicinarti. È un animale, non sai come potrebbe reagire". Era mia moglie, che trovò subito un alleato nella parte razionale di me. Ed insieme cercarono di spegnere il mio slancio spontaneo. Rimasi perplesso. Il magnifico cavallo mi guardava ancora. A me sembrava mansueto come un Labrador, mi ispirava fiducia. Forse avrebbe gradito un gesto affettuoso, ma probabilmente, essendogli sconosciuto, restava un po' sulle sue. Comunque il mio lato emotivo incoraggiava il mio intento. Tentennavo. Risposi a mia moglie con un fintamente dubbioso "Tu dici?", solo per poter titubare ancora un po'. L'occasione mi pareva unica e irripetibile e già immaginavo il mio successivo rammarico se fosse sfumata. Quando mai infatti avrei rivisto Vidal? Ma mi rendevo anche conto che attuando la mia intenzione avrei effettivamente potuto correre quel rischio che mia moglie ipotizzava avvedutamente; tuttavia la guardai ammiccando e sperando comunque in un suo benevolo avallo al mio desiderio, pur sapendo benissimo che sarebbe rimasta sulla sua posizione, come infatti intesi che così era. La capivo, lei ha paura degli animali in generale, che infatti non teniamo, e quindi caldeggia prudenza. Non mi restava che riguardare Vidal, questa volta a lungo e intensamente, illudendomi di poter cogliere nella sua espressione una sfumatura che mi facesse intendere la sua comprensione della mia incertezza. Non mi capacitavo di dover rinunciare allo sperato tête-à-tête con quell'essere vivente così amabile. Magari avessi potuto lasciare lì da solo il mio animo, riprendendolo poi rinnovato dall'emozionante esperienza con Vidal. Invece, a malincuore, desistetti, risalii mogio in auto e ripresi il viaggio. Sia pur rimuginando il pensiero che il quadrupede, per scalciarmi, avrebbe dovuto prima girare su se stesso, dandomi dunque il tempo di allontanarmi. O no?
Ad ogni modo mi rimase impresso lo sguardo di Vidal, non l'impronta di un suo zoccolo. E a volte, ricordandolo, fantastico su come sarebbe stato bello poter avvicinare Vidal per un breve scambio d'effusioni, vivendo probabilmente un momento indimenticabile. Peccato che io non abbia potuto comunicargli le mie intenzioni e soprattutto manifestarmi lui di averle recepite. Un vero problema l'impossibilità del dialogo, non solo con gli animali.
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Grazie, Dina. Ci siamo fatti un bel bagnoschiuma nei ricordi.

il 03/06/2022 alle 19:23

Mi hai fatto commuovere con questo tuo splendido, struggente racconto, amico Ben; era un cavallo stupendo: quanti ricordi... Grazie tante davvero! Bravissimo! Ciao

il 03/06/2022 alle 20:20

Grazie, Morris. Il tuo commento riesce a trasmettermi la commozione che ti ho suscitato. E sono contento di co

il 03/06/2022 alle 22:45

... Scusa, m'è sfuggito... E sono felice d'averti fatto vivere l'emozione del mio incontro col dolce candore di Vidal. E contento di condividere con te, Dina e spero altri il ricordo di quel cavallo bianco, ormai possiamo dirlo, mitico. Ciao e ancora grazie per il tuo gratificante riscontro.

il 03/06/2022 alle 22:53

Il tuo bel racconto si presta a interpretazioni diverse. Quella che a me piace di più è la trasposizione temporale/emotiva di un elemento appartenente al vissuto mentale che si incarna in una realtà presente, come a simboleggiare il desiderio inconscio di rivivere la bellezza e la dolcezza di quei tempi felici. E questo desiderio si rivela impossibile da concretizzare a causa della ragione che, a sua volta, è l'esplicitazione della realtà che non ammette fughe. Torna in Camargue, anche fra vent'anni. Vidal sarà sempre lì, giovane e bello, e abbraccialo: lui/ tu si aspettano questo. Avrai chiuso il cerchio.

il 04/06/2022 alle 08:47

C'è del vero in ciò che dici. Se prima l'idealizzato, seppur reale Vidal prorompeva con grande vitalità nel mio immaginario, poi è tornato in scena incarnandosi in modo più delicato e intimistico ma inconsapevole delle piccole limitazioni del mondo degli umani. La cosa curiosa è che noi puntavamo a Parigi, ma mia moglie aveva un po' paura di percorrere il tunnel del Monte Bianco o altri alternativi. Quindi l'abbiamo presa molto larga, dalla Liguria, Provenza e dunque, perché no, anche una piccola divagazione in Camargue. Forse ci tornerò. Prima ascolterò "Cavallo bianco" dei Matia Bazar che esprime qualcosa del mio vissuto con il cavallo di prima e di dopo. Grazie, ciao.

il 04/06/2022 alle 11:44