Tra le formule astratte, opulente e chiassose,
silenziose parole cantano remoti segreti
nei ginepri assolati.
come pietre preziose scintillano
nella notte impaziente di occhi fragili
reclusi nelle nicchie di amori mercenari
mentre ovunque un fremito di pace trascina la
carcassa cadente.
la storia devasta i selciati macchiati
di agonie sempre uguali,
ma il suo sguardo non ci appartiene,
non ci contiene.
s’insinua in prodigi scontati,
s’aggrappa a schemi sbiaditi,
e s’infrange sconfitto
contro il sorriso di un clown.
sotto un cielo franato, bianca finzione,
avanza lento un carro di schiave in amore.
nel ventre flessuoso
si muove in tumulto un’idea
e affida i suoi passi ad un talismano.
l’arco sepolto scaglia l’urlo
imbevuto d’inganno
dove non è che ombra e dolore.
ma il seme è già frutto nei fienili
disseminati di figli concepiti nel grembo
di miserie indicibili.
anonimo un grido
s’innalza impetuoso negli atri silenti,
precoce preghiera
nel mattino lavato dal battito fiero
di una nuova innocenza.