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Pubblicata il 02/04/2003
Di tutti i morti
che ho amato
sei l'unica ancora viva.
Non penso alle ceneri,
alle desolate distese
che popolano il mio paesaggio
ma continuo a nominarti,
a credere alla tua ragione stravagante,
vicino
o lontano da qui,
tra un angolo buio di strada umida
e un’onda,
dentro un giorno rotondo
o a un sogno interrotto,
in un pianeta dissanguato
o nell’origine di una lacrima.
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Le prime tre righe sono davvero una splendida intuizione per descrivere il ricordo vivo, il resto non è male ma certamente dopo un incipit così potente era difficile tenergli dietro.

Ti bacio
Kat

il 02/04/2003 alle 07:58

continuo a nominarti....

molto bella....

Kay.

il 02/04/2003 alle 07:59

E' vero, rendono perfettamente l'idea di ciò che vogliono esprimere, senza tanti giri di parole, così, direttamente, come un pugno nello stomaco.
Un caro saluto, Kat.
Yago

il 02/04/2003 alle 08:09

Che fai, ci ripensi?
Sai, i versi che scrivo - senza alcuna velleità poetica o artistica - sono come delle piccole creature, e tutte le parole sono lì per sottolineare cercare di svelare al lettore lo stato d'animo che le ha animate. Certamente qualcuna è più precisa e azzeccata di un altra, ma come i strumenti affiatati di un'orchestra sinfonica, tutte contribuiscono ad esternare il momento che si vuole sottolineare. Questo per dirti che io le amo tutte perchè tutte sono parte di me.
A risentirci.
Yago

il 02/04/2003 alle 08:21

come vedi non ho fatto grandi commenti...solo un apprezzamento.
Sei tu che spieghi troppo....io non penso tanto a questa cosa dell'esternare una parte di sè etc...
mi piace pensare ad una poesia come a qualcosa che esiste di per sè....

Kay

il 02/04/2003 alle 08:39

Kant?

il 05/04/2003 alle 09:01