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Pubblicata il 01/04/2003
A volte l'io
si lascia guidar
da tristi presagi.
Piccole scintille
brillan nella mente.
Piccole burrasche
nascon per niente,
da un puro caso
o da uno scherzo
del destino.
Al cuor fa male a volte
levigar l'impurità.
Fu cos'ì che appresi.
Ricercando
quella scintilla del destino.
Nel legger
agli occhi non parve vero,
nel ragionar
alla mente non sembrò reale,
ma il cuor comprese
e arrestò il tempo.
Tempo,
sospeso tra i ricordi,
tra goccie di rugiada
che la memoria custodiva.
Ecco,
l'amor che ho dentro,
che mi riempie i giorni,
ha tramutato il suo colore,
ha perso il suo sorriso,
s'è contratto nel suo mondo
di pietra raggelata.
Forse per questo
mi sento vuoto,
chè la ragion prevale
sugli splendidi miraggi
che la vita offre.
Perchè non l'ho capito,
come spesso accade?
Perchè ho smarrito
certezze e verità?
Eppure un cuor conosce
differenzia e ascolta.
Forse fu il sogno
che ho inseguito da bambino,
a far volare
l'aquilone del mio amore.
L'ho trattenuto..
forse troppo.
Or l'ho lasciato andare,
seguire la via.. Il vento..
si, il vento..
potrei dir
ch'è stato il vento ..
a volerlo in sè...
un aquilone
ha da volar lontano.
Se il vento chiama,
trattener non riesco.
Per caso accadde,
che allor
lasciai la presa.
Forse l'aquilone non sapeva
d'esser legato
in strano modo.
Ma or che importa,
è nuovamente in volo.
Ho lasciato anche quel filo
a cui ho appeso
parte dei miei silenzi,
delle infantili gioie,
di fantasie giulive..
un'autografo di me.

E a rimirar nel cielo
scorgo ancor
sua luminosa scia..
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