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Pubblicata il 13/06/2021
Quel che resta di noi
ha il sapore di chi non ha sapore.
quel che resta del noi
è fiato che non può essere incrociato.
l’umano soffre se non può danzare.
l’umano soffre se non può muoversi liberamente.
prendete un bimbo:
chiudetelo nella sua stanza, con una madre asettica e mascherata
prendete il bimbo un anno dopo
e piangete.
quanta mostruosità è stata necessaria, per soddisfare l’insoddisfabile?
il prossimo passo è un numero sul braccio. E verrà accettato, per la sicurezza!
e pure magari una bel controllo remoto di morte istantanea, nel caso il soggetto decidesse di trasgredire commettendo dei crimini.
zàc, arrosto.
il paradiso della sicurezza. Venite gente, è un circo magnifico, ci sono tutti. Sbirri che strangolano gente con le ginocchia, qualche venditore di armi di ditruzione di massa, che sembrava le avesse solo quello col baffo, ma poi guarda, le hanno sganciate gli altri sopra il suo popolo. Un paio di presidenti a caso, degli stati più cazzuti. I colossi, presenti padroni del globo terracqueo, le incarnazioni di questi colossi, nei vari Tim, Bill, Larry Jeff e le loro auto elettriche da centomila dollari con nelle batterie terre rare estratte da adolescenti congolesi che muoiono con i polmoni anneriti dallo sviluppo green.
sono questi qui che hanno deciso cosa sia meglio per tutti, meglio per me, ma soprattutto per te.
io scrivo le mie righe dall’alto della mia ininfluenza assolita, che mi permette una visione neutra del problema.
io posso non avere a che fare con tutto questo. Ma tu, tu, in nome di Shiva onnipotente, tu cos’hai da perdere? Una vita di rinunce per nulla?
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