Il mio libro prediletto ha tutte le pagine vuote,
candide, bianche in numero infinito.
lo apro a caso e lì, da qualche parte,
trovo i più grandi insegnamenti.
cara felicità ti leggo nel puro splendore della tua essenza.
sei come il vento che flette i rami degli alberi d’ulivo,
qui davanti a me.
si piegano tutti dove tu soffi e poi tornano verso di te,
pronti a lasciarsi accarezzare e accarezzare e accarezzare ancora,
fino alla quiete assoluta.
posso prendere a calci la vita e riflettere,
giorno dopo giorno, sulla solitudine ultraterrena,
con il mio libro bianco.
quante pagine ho strappato
perché prive di significato e consumate dal tempo.
detesto la retorica, è una banale invenzione umana
senza alcun senso e utilità.
piaceva agli antichi greci,
ossessionati dal buono, dal bello e dal giusto.
tutto il contrario di quanto contenuto nel libro bianco.
continuo a sfogliarlo pensando
a cosa potrebbe essere scritto su quelle pagine:
tutti i pensieri di tutte le vite passate, presenti e future
che lasceranno segni, numeri, lettere, messaggi e presunte verità.
vorrei poter condividere il libro bianco
ma la felicità è contagiosa e
la custodisco ardentemente dentro di me.
adesso lo chiudo e lo ripongo nelle pieghe del tempo.
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