uno alla volta,
gli artisti prendono posto nell'arena,
hanno già l’abito da palcoscenico.
ci sono tutti:
acrobati, trapezisti, domatori, giocolieri.
ciascuno attende di andare in scena,
i musicisti accordano gli strumenti.
le loro partiture musicali
sono impazienti sul leggio.
anche l'attrazione della serata è lì,
pronto a regalare la felicità.

i riflettori si accendono,
il sipario si alza,
lo spettacolo comincia.
sulla pista, lui:
il poeta dell’allegria.

sotto la grande tenda,
coperto di stracci variopinti,
saltella, gioca,
inventa burle, parole bizzarre.
s’inchina, s’inginocchia, si rialza, cade.
lo spettacolo esplode nel riso scomposto
di piccoli e grandi.
dietro il viso colorato di bianco
e i capelli incipriati
nasconde il cuore
ed una storia diversa.

un sorriso ed una smorfia disegnano
sulle labbra il ricordo di un’emozione.
sospinto da una carezza d’amore
sale sui gesti
che creano
la grande macchina del sogno.
ha voglia di piangere,
ma la gente si diverte.
lo acclama, applaude.

il pagliaccio ride,
ride in lacrime, ma nessuno lo sa.
d’improvviso,
dinnanzi al delirio del mondo,
mette giù la maschera,
cammina lentamente
con l’anima nuda.

non può più fingere
la gioia, la tristezza, lo stupore
ed esce di scena
lasciando il circo nel suo silenzio.

tace ora il Carnevale,
tutti si fermano:
acrobati, giocolieri, domatori.
nessuno volteggia più lassù sul trapezio.

e l’orchestra smette di suonare,
si spengono le luci,
il vecchio sipario viene giù cigolando.
nell’ombra, in un angolo nascosto
un naso rosso e tondo,
uno sguardo gitano,
pantaloni da gigante e un cappello smisurato,
scarpe grandi con colori vivaci,
un cofanetto di stelle e un papillon,
una matita per scrivere illusioni.

ecco il lascito di un poeta caduto dal cielo
sulla Terra
dove tutto è disordine
in una macchia di luce.