PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 06/03/2021
Fra le albe affrescate del dì
in festa, la pace abbonda
fra i tintinnii della Kenzia.
i moscerini smaliziati
in alcune danze caraibiche
si sollazzano fra le bianche
nuvole, accaldate dal Sole.
i venti fluttuano giocosi
coi capelli sparsi delle nubili
ben vestite. I fanciulli schietti
brulicano di frenesia, e
i nuovi compagni invitano
al gioco del dì festivo. Trombe,
pifferi, clarinetti, e poi
si scruta da lontano il tamburo
che ritarda fra gli invitati.
- È la banda! Veloci! Veloci! -

una bara grigia, subito in pista,
in ritardo assieme al tamtam.
gli esiziali hanno un bel sorriso
nelle calde giornate primaverili!
solo un Dio, lassù, si sente
frignare. - O Dio, perché glielo
hai permesso? O Nume! -
fra la folla in fila indiana, tutti
pronti a ricevere un battesimo
inatteso - il corpo blasfemo
del pensante simile! - e poi,
fra i mattoni interrati, in veste nera
le madri in lutto soffocano
di indesideroso dolore! Urla!
urla di straziata disperazione!
il Sole è alto fra le rupi scordate
da Dio, è una radura incantata!

lo schieramento di dame e cavalieri
in festa, pullulanti di gaiezza,
tanto che le nubi sorprese
si allontanano dalla gioia locale,
d'acchito si strugge. Ecco che
la piazza antica si trasforma
in una pista da ballo. Un valzer lento
spaventa gli dèi, spettatori taciti.
- E un, due, tre! Un, due, tre! -
i moscerini smaliziati iniziano
a danzare fra le correnti sottili
dell'aria pulita. Il Sole pare ridere
coi campi gialli che ingabbiano
il villaggio antico, coi suoi
antichi abitanti. La bara grigia
è immobile sulla scalinata
che porta alla vecchia fonte.

- O figliola mia! - Le grida in mezzo
ai canti, ed i pianti alle bande.
un'ombra in meno da inseguire
nello strano villaggio del dì festivo,
è morta l'anima che'l volgo
non poteva classificare, forse con
un manto di ignoranza e curiosità
cecchina. È morta la mente
che al Dio serviva! E l'uomo neanche
lo sapeva! Solo le madri in lutto,
come Madonne di dolore.
ma poi, fra i venti non si sente più
l'alito caldo di piccola donna,
fra le albe affrescate ci sono
colori ormai orfani, e sentimenti
già vedovi. E poi, il sangue pulsante
della Madre Terra è meno vivace.

poco si sa, signori miei! Donne
in lutto e villani in festa. D'una disgrazia
c'è sempre chi ne riceve denaro,
e chi, invece, si sente sottratto
il cuore dal proprio corpo. Talvolta
iddio è pure d'accordo al lutto
impreparato, altre volte piange
assieme agli uomini. Perché più forte
della volontà divina, c'è soltanto
l'ostilità umana. Incomprensione
agli occhi del diverso, ascesa
agli occhi del brillante! E quale
effetto, signori miei, vi fa un lutto
allevato nel gran dì di festa?
È possibile che dietro ad un cielo
cobalto si nascondano zitti
gli inni di una natura perversa?
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