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Pubblicata il 05/02/2021
E l'urlo
del
disprezzo
nel cielo
e col sangue
rintrona:
lungo
stridulo fosco
dalla
livida croce
tessuta
con le croci
_ le nostre
insensate licenze:
libidinosi insulti,
vergognosi
soprusi.
e quando
nuovamente
dall'aria
sola convulsa
dal bisogno,
e dall'occhio
straziato dall'insonnia:
allucinati
dal metallo
scialbo sopore
d'eterne notti
e giorni terribili,
d'amore
ancor
l'invocazione
ti sorge,
e richiami
alla luce
del ricordo
la viva creatura
e forma eterna,
e nel nero silenzio
del nostro
uliveto combusto
vagheranno
i sospiri
come un'eco
di morte,
ed in vano
il tuo grido
rivendica
al cielo il diritto...
non scordiamoci,
amica: noi,
squallidi e crudeli:
sull'oltraggioso legno
trafitta
boccheggia
la vita privata
dell'eterna fiamma
e lenta agonizza...
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