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Pubblicata il 22/03/2003
Con un diverbio strano,
raccolsi l'aria nel mio palmo
intrisa di ciò che ardito
s'agitava nel mio esser.
Brulicava d'immensa stima
rilucendo tra fragil dita.
Colme,narici di sostanza,
penetrarmi dentro
d'un profumo celestiale.
Dal mio orizzont'oscuro
volgevo innanzi l'occhi
protendendo sensi
e gli sgomenti
ad una tal distanza
che parve d'essermi
smarrito alquanto.
Eppur sognavo
stropicciando aguzze gemme
ad una cotal parvenza
che m'isolava
stordendo l'acute membra.
Ero ormai disperso
nel freddo mar del tempo,
m'avea sentor
d'una stranezza incerta.
Ancor innanzi non sapea
che' potea tacer
al mio intelletto astuto.
Distanze apparve un fremito
che colse l'aria in volo.
Forse non stormi
oppur gabbiani
presero lontan le rime
ed una nube
in solitaria indifferenza
si levò spirando in volo.
Quel ch'apparve allor
mi fece pender
l'attimo sereno
oltre 'l bordo
sul qual marinavo.
Un'isola,parve al primo istinto,
di varia e strana differenza.
Sentia nell'aria
un caloroso effluvio,
come di fragranze indefinite
meraviglie che innalzaron
'l contrastato animo mio.
Un destar di sensi,
vapori e suoni
ritempraron le stanchezze
d'un abbandono al mondo.
Mi sentìa focoso
caricar di gioia
che m'affannava in petto.
Intravedevo oltre
diradar di nubi,
calienti e variopinti monti,
brune discese d'allegria,
che raccoglievan
verdi maestose
meraviglie di natura.
E pur senza render conto
distanza non sbiadiva
tal magnifiche visioni.
Spettator d'indescrivibil cosa
ogni piccol frammento
si mostrava all'occhi mei
risuonando dentro,
vibrando in sintonia
con l'intiero mondo strano.
Ormai sentìa concerti,
bizzarrie d'antichi versi
d'unicorni immacolati,
respirar colori
di quieti flamingo rosa,
e ancor cascate,
ruscelli di gentil pianure.
Tutto avea senso
sol quand'io potea mirar
bramando di posar
candido petto
su codesto suol indefinito...
...
Piccol angoscia
avanzommi in cor.
Meditata mia sciagura,
si fece avanti
con l'avanzar d'un desider,
si ritrasse l'immaginifica vision,
svanì d'un tratto,
rapita da vapor evanescenti,
sfumar si fece dunque
quel mirar d'un paradiso..
oppur v'era meglio assecondar
ch'era senza indugi
del Paradiso isola felice.
Svanì all'occhi mei
quel canto e quel bel sentir,
m'avea rapito i sensi,
irrorato il cor.
Quel mar dapprima gelido
e adombrato dagli eventi
or che brillava l'animo,
radioso e immenso mi parea.
Che fosse questa
l'eterna vision
che or m'illumina sentiero?
Poter riveder ancor
del Paradiso
quell'isola felice.
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