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Pubblicata il 14/12/2020
E li a morire dai fiori,
escludendoli dallo stupore,
colpevoli di tenerezza
senza fiatare.

e li a risorgere le notti
nel pieno di un sorriso
per farci scrivere l'usura
nei nostri sguardi.

per lamentarci meglio poi
lasciandoci giudicare,
come fenomeni,
per poterlo fare .

e li nelle miniere del tiepido
senza gelo o afa o incanto,
per non poter permetterci
lo sgarbo
di una preghiera.

e li, a scavare tra gli aghi
per distogliere l'ardore
a un filo di sacro lasciato
tra le nostre meschinità.

e non riuscire altro
che a non voler nascere, mai .
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I primi due verbi all'infinito mi sembrano interrompere il fluire delle metafore, disperdendone l'armonia, che si ritrova nel finale. Ciao.

il 14/12/2020 alle 13:43

E lì nelle miniere del tiepido/senza gelo o afa o incanto/per non permetterci/lo sgarbo di una preghiera...tanto è per una vita senza più vere passioni e nessuna fede...bella

il 14/12/2020 alle 14:29

Di un'estrema bellezza dolorosa.

il 14/12/2020 alle 15:00

Potrebbe essere, la tua, una riflessione sul Natale, sul suo vero significato e gli ultimi due versi, un atto di accusa verso un'umanità, il più delle volte, cieca e sorda ai colori , ai profumi e ai segnali, alla poesia della Vita.

il 15/12/2020 alle 07:26

Si Vincent, hai centrato in pieno. La Poesia del vivere che ci corteggia spesso inutilmente. Grazie a tutti voi per le vostre riflessioni.

il 16/12/2020 alle 09:42