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Pubblicata il 02/11/2020
Siamo così attaccati alla nostra misera vita
che di norma poi guardiamo sempre in basso
ci avviliamo quando questa poi è finita
ci dispiacciamo tanto per l’altrui trapasso

e se odiamo qualcuno la morte gli auguriamo
come la massima pena che lo possa colpire
quando anche il destino poi non aiutiamo
uccidendo il nemico nel modo più vile

ma se provassimo ad alzare un po' lo sguardo
ci renderemmo conto che la nostra morte
rappresenta la fine, anche se un po' in ritardo
di tanti dolori e angustie che ci dà la sorte

chi è morto non sente più né fame né fatica
non è assillato dai tanti dolori lancinanti
non soffre più per l’inadeguatezza atavica
né per la perdita di capacità per gli anni tanti

giace, e tutto quello che è stato in sé mortale
che lo ha trascinato in basso con ogni bisogno
si decompone liberandolo in modo tale
che il suo spirito è liberato da ogni macigno

resteranno probabilmente tutti quei rimorsi
d’aver troppo desiderato le cose materiali
d’esserci fatti male abusando negli eccessi
privando gli altri delle necessità più basilari.
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