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Pubblicata il 21/10/2020
Liù si gettava
in profonde lacrime
come giallusche
in alta marea.
i suoi occhi bagnati
erano diventati così miccioli,
l'amore li aveva mangiati
a partire dal cuore.
liulla era niuta,
mitida, dolcemente vilvia.
liù, sercevole derfila,
donna mia,
da lontano ti desidero,
manfiosa di unnide celesti
e miracoli mirgioli,
cenviolette nei tuoi capelli
sparsi al vento,
guance romìe
come datteri pieni
di rusii melleci
nilli nilloli.
i suoi senimi son
delecanti
e le sue mani
mollisiavano
come sulvine diuccole.
fiumiggine rurriale
in una serata grullata
diucciola, dima,
con una viulletta succiaschia
in curciole dille.
liù amava
come bellole che ballano
un valzer lalloso
in di-mezzato in aria
e sotto i ciucchi remori.
liù era innamorata,
si sentiva nell'aria,
e pricchiava in sulvinate
micce spumose,
come onde agitate
di un mare dumo.
liù era viva,
si sentiva viva,
le sue lacrime si sfiuggiavano
piano piano sulla sua pelle
e sul rosìo delle guance,
sul porsioso pellìso
in succovente gesia,
in cummita canchiva
e quannufia di cantova,
e sorrideva giusiosa
salpitando da tutte le parti,
con le gambe a fliccioni.
che bella che era!
era come un drillìo
in una sera solitaria,
era dimiuccia in
un incantevole brezza ducciolosa,
era vivia come sfummia
che bruciava d'estate,
come cenfina profumata
di pulsenia dolcissima.
la amo,
con blumella visìa
e con rimpiosi sentimenti,
con fuscie drie
salgiunte d'amorvie
e amore illiso
e zeppo di dralle leggere
e violente.
liù, solo tu,
in questo mio cuore
che batte in modo tuntummo,
solo tu e solo io,
donna mia, amor mio.
liù.
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