Convivono centinaia di cose in un viso.
c'è l'indifferenza nell'estraneità.
c'è l'aspetto ben curato che il curato non ha.
c'è quello sguardo schivo che a volte fa male.
e la sufficienza che perde l'attenzione al particolare.
c'è la smorfia fugace che ritorna normale.
come l'affanno di chi rincorre un ideale.
o a chi dell'ideale men che meno può fregare.
sinuoso inganno, seduto ad un tavolo da apparecchiare.
c'è il respiro che alimenta ed esprime.
c'è il fluire del dire, magari in forma di rime.
c'è l'assenso e il dissenso, l'attenzione e la direzione.
c'è il frapposto speculare, che determina reazione.
c'è l'espresso e l'espressione un po' assorta, un po' annoiata.
c'è il consenso che consente l'occasione motivata.
c'è la ruga che lo riga e il sorriso che lo slega.
c'è l'identità di carta e l'età che poi lo frega.
e anche se il colore e la lingua l'han diviso, esiliato, deriso,
c'è la moltiplicazione e l'addizione in ogni singolo viso.
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