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Pubblicata il 05/10/2020
In una bella giugna
un munghio fumoso
si divellava remoso
in cuccugna
con geniosa fersìa,
a dimostrar megie
di antica scuma,
come un vollettante buroso.
incischioso a volte,
ma sempre pigio,
e cicco, quatto, cabennecchio,
continuava a smigellare
nel drucoso, miucoloso,
buco gnaccolo fognuto.
stricchia, mugghia, fecchia,
diversamente si lasciava andare
a flosci, a fiucchi.
lui rimaneva fimo, stramio,
e non usciva per paura,
per colpa dell'alpura mattutina,
per paura della teria,
di tutte le molteplici cincime condime
che nascevano nell'erba alta.
il munghio farzeccava
nel brutotonfio a mezzanotte
e si creava una bitonzia faculante,
grande quanto un cucchio,
e in mezzo a tanta civimia
si divulgeva cantivo cantivo
fino a cercuggiare il mifuglio
a tutto tondo.
all'alba,
divioso di desiderio malmignoso,
il munghio mugoso e furmoso
mutava in modo ognuto,
e ritornava biuto e fiuto
nel suo buco gnaccolo e fognuto.
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