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Pubblicata il 04/10/2020
Non uscite, miei pargelli,
di notte sotto scure
lugnòsi di zifora.
cioncano, nel buio,
scurmie sotto menzose
fazille notturne,
e di giorno s'incubigia
tutto e proprio tutto.
non uscite, soprattutto
se brullìscano di corsa
in tutti i migevoli
momenti di pura altùra,
quando i tanfìli
s'ingiulivano in pellittievoli
patocchi in currìni,
paggioli, e poi terria.
miei pargelli, non fidatevi
dei morelli folli
che non sanno ingiulare
da lontano e da vicino,
ma fidatevi delle fiducce
selse e delle viucìe sogge.
miei pargelli, da mastrìa
vi dico di non pengere
di corsa nei momenti ragiaschi,
ma vi dico, in solenne frevie,
che non servono papilli
in giuste bellole,
ma gugignole dalbose
da prendere a plusi
e rumire in gugne,
gugne e ancora gugne.
non uscite, restate,
e vi dico che è
la fine biusa dell'estate,
che si ballùsa in continue
giornate di pentemonie,
con musichelle drilline.
vi dico,
con il dolor
in mezzo al petto,
che mi suspigio in ballemìe,
da non diltar in mille
vanzoni dilevianti
in pulvere tetriumo,
ma da biliare in tutte le cose
e di tutte le belle e gioiose
prie e bacugne di notte,
sotto biuffole scure,
dolci biule
e strane ballùre.
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ho fatto fatica a "masticarla" dovrò migliorare nel leggerla meglio :-)

il 07/10/2020 alle 09:47