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Pubblicata il 29/09/2020
Armata di splendor de fiamma viva,
me pari, donna, e di candor supremo,
quand'io te, avvinto, mirando tremo,
né per beltà te vince o stella o diva.

de l'alma mia, che già per te soffriva,
crudel, mentr'io t'imploro e soffro e gemo,
condotto a morte omai dal caso estremo,
un tuo sorriso, misero, me priva.

sicch'io ne vegno ad impetrare un pegno,
pria che giunga all'ultima ruina,
che provi ch'io sia del tuo amore degno,

e fia per me conforto e medicina,
o morto cada tosto per un legno,
piutosto che per sprezzo tuo, cugina.
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Capolavoro che proietta indietro nel tempo ,un saluto

il 29/09/2020 alle 16:14

@gpaolocci grazie! è un estratto da un mio romanzo storico in effetti.

il 29/09/2020 alle 16:48

Un linguaggio che va dal quattrocento all'ottocento, offerto con grazia ed eleganza. Si legge bene.

il 29/09/2020 alle 17:17