PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 20/08/2020
Isabella,
quella piantagione piena di alberi di arance non c’è più,
ora c’è un piazzale asfaltato e un grosso cartello rosso,
ci faranno un centro commerciale, o quel che è.
quell’orologio che mi avevi regalato
l’ho portato a sistemare,
segnava un tempo passato,
il 29 giugno, quel giorno eravamo al mare.
e ho ancora le cassette, quelle piccoline dove c’era la musica
quando il nastro se n’usciva lo rimettevo a posto con una matita,
ma il lettore è vecchio, ormai non funziona più
ma le cassette ancora ce l’ho.
isabella, oggi sono dieci anni;
mi spiace di non esser stato forte abbastanza da fermare quella merda di treno.
l’avrei voluto fare a pezzi. I treni non li prendo più
a fanculo, meglio gli aerei,
viaggio solo lunghe distanze,
per le piccole mi ci vuole troppo.
isabella, tra una settimana mi sposo,
e ti scrivo solo ora
credo perché, ti devo oltre alle scuse
un ringraziamento;
perché, Isabella, quando fummo separati
dieci anni fa
io ho perso tutto quanto,
decisi in quel momento che non volevo vivere
nessun’altra vita,
se non con te, un giorno;
ci sei sempre tu.
tutto quello che mi spaventava è ormai successo,
e non ho più paura, di niente.
sai, la realtà non è mai stata il mio cavallo di battaglia
e quindi, ogni giorno,
ritaglio uno spazio
per te e me,
vivo magiche avventure,
a volte sono a lavoro,
a volte a casa
a volte solo.
e non arrabbiarti se mi sposo,
tanto lo sai,
chiudo gli occhi,
e sotto il velo
ci sei sempre tu.
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che bella dedica :D

il 20/08/2020 alle 08:13