Le 5 del mattino.
denudato, quasi spoglio, sto attento
a non venerarmi.
la mia carne si dona a questa strada,
a una lieve luce un po’ accasciata
sanguinante;
sto attento a non idolatrarmi.
Le impronte dei tuoi baci
si dischiudono come fiori nell' attesa dell' alba.
le 5 del mattino
coesistono con la mia voglia
di melodie estatiche.
ho sempre cercato l’estasi
nell' icona cupa e sacra
annerita
nera di ebrezza
dei tuoi baci
che svaniranno con l'alba
e inizieranno a passare
i bipedi con i quadrupedi
che pisciano
e una coltre di nostalgia mi tormenterà.
e allora andrò a prendermi da bere,
senza guardarmi attorno
ascolterò le campane
ma non mi idolatrerò.
delle dee che parlano
sanscrito
usciranno dall' albergo
profumate di gelsomino
e io ebro rosicchierò
le loro trecce orientali.
ma non mi venererò
non mi appassionerò
al nero cuore che oltrepassa
la mia individualità.
no, mi faccio strada fra i guardrail
catarifrangenti di raggi ultravioletti
e respiro senza approvare o disapprovare
il vento.
la strada è un asse longitudinale che non va
a destra o a sinistra come è logico che sia.
in relazione a cosa esistiamo?
alla morte?
mi inganni come un bambino
che aspira lacrime.
ha rubato una brace accesa
ma era un capezzolo eccitato.
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