Oggi, come ogni anno, Antonio ha voluto che gli raccontassi del ricovero per il suo parto
Ormai è un rito annuale e comincia così: "Mamma che facevi a quest'ora, eri in reparto?"
"Me lo chiedi alle venti e trenta, orario in cui mangiavo pizza nel terrazzo di Villa Serena"
"Fresca come una rosa, ma l'indomani me l'hai fatta digerire con tremende doglie a catena"
"Sono una trottola inarrestabile e la mia anima l'agita, vibrando al suo interno"
"Il dottore fu costretto a sedarmi, or dunque mi avrebbe trasferito in ortopedia all'esterno"
"Dieci ore di travaglio dolorosissimo, tutto il giorno a soffrire, sì, un momento delicato"
"Alle quindici e trenta ero lì, in sala parto e tu, alle quindici e cinquantacinque, sei nato"
"Ben chilogrammi tre e quattrocentosessanta grammi per cinquantacinque centimetri di bellezza pura"
"Alle diciannove, mangiavo dolci, così ho dormito dopo averti allattato, mia creatura"
"Giuseppina ci ha vegliati tutta la notte e, domenica, vi fu il via-vài continuo di parenti"
"Il lunedì, a casa e fine del film! Tuonano ancora quei pugni sul muro e le grida stridenti
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