Ricordo i tempi del conservatorio
quell'edificio fabbrica di musica
di sogni suonati a quattro mani
e poi dissolti dentro una battuta
tra più di mille corde in puro ottone.
Ho amato quelle note ad una ad una
e mi sono perso spesso tra gli arpeggi
chiamandole per nome di battesimo
nel silenzio di una asciutta pausa
o nel vigore ardito delle dita.
L' odore di spartiti negli ampi corridoi
penetrava antico nella pelle
così come le note
imprigionate dietro a quelle sbarre
di un vecchio e risoluto pentagramma
trovavano la meritata libertà
vibrando timpani al tempo di tre ottavi.
E io lì che di sovente mi perdevo
innanzi al fiorire di quella orchestra
con gli occhi chiusi di concentrazione
e il cuore aperto all'armonia dell'emozione.
- Attualmente 4.25/5 meriti.
4,3/5 meriti (4 voti)