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Pubblicata il 23/05/2020
Io vidi un dì ne la selva ombrosa
una volpe piagner di doglia antica,
la qual con voce umana par che dica,
sicché me misi ad ascoltarla ascosa.

dicea: «io son la volpe dolorosa
che sol de amaro pianto se nutrica,
né in state o in verno ha fine sua fatica,
poi che perduto ha la sua dolce sposa.

perduto è il volto e l'amato sorriso
di colei che me coloriva il mondo,
e senza lei io mi sento andare a fondo,
poi che m'ha Iddio da l'alma mia diviso.

di quel che sol per lei aveo conquiso,
e il regno e l'oro e il viver mio giocondo,
tutto ho perduto, e di miseria abbondo:
poi che morì, non m'ha Fortuna arriso.

per castigo io fui mutato in volpe
perché superbo fui ne l'altra vita,
e tante volte stolto l'ho ferita,
così soffrendo sconto le mie colpe.

mio sol desio è lasciar queste polpe,
che ne sia l'alma per pietà partita,
però che si è del suo peccar pentita,
ma non è tempo ancor che me discolpe.

ora mi resto sol col suo ricordo,
che ogn'ora accresce il mio tormento,
e chiamo Iddio ch'a mie richieste è sordo».

cossì ascoltando el triste suo lamento
io mi sentì di morte amara al bordo,
pel sincero amor ch'Iddio avea spento.
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bella, complimenti per forma e contenuto

il 23/05/2020 alle 21:05

grazie mille!

il 23/05/2020 alle 21:16

Adorabile poesia, complimenti!

il 23/05/2020 alle 22:13

Grazie a tutti!

il 24/05/2020 alle 15:09

letta e riletta e gustata nella sua forma armoniosa.

il 29/09/2020 alle 21:18