PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 13/05/2020
O tu voce che gridi nel deserto,
taci, nessuno t'ode in veritade,
anzi hanno di te misera pietade,
che pur hai loro salvezza offerto.

quale male avrà il senno coverto
di costei che nel fior di sua etate
se consacrò a Dio per l'eternitate
senza avere il piacere scoverto?

non le cale di sua vita terrena,
ch'essendo per sé medesma tiranna
a fluir sanz'amori e gioie condanna
accrescendo sua angosciosa pena?

perché se vuol sì male esta creatura?
perché è invero sì crudele e stolta
che chiegge a Dio d'essere presto tolta
alla obbrobriosa umana sozzura?

eppur sanza requie la miseranda
ancora ai peccator crida ostinata,
ma l'è destin rimanere inscoltata,
ch'ognun ride e si vota all'altra banda.

così passarno gli anni tuoi, o meschina,
mentre tu vociando al vento gettavi
alle spalle impietosa i giorni soavi,
te piacendo tua esistenza tapina.

o voce? Ove sei, voce? Non t'odo...
il ghiaccio o il foco... chi t'ha estinta?
o è la morte che t'ha cinta e avvinta
poi che provasti di martiro il chiodo?

non fu già né l'una né l'altra cosa,
bensie l'acerbo duol d'un'alma mera
che da la vita solamente spera
in giovinezza divenire sposa.

ora non serba neppur esso disio,
poi che la malarazza de la gente
ebbe le sue speme tutte spente
col suo viver scellerato e rio.

cossì fu morta ne l'età più verde
estirpata la carne sin da le ossa,
acciocché cridare più inver non possa,
et ora è voce ch'il deserto sperde.
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L'uso di un lessico peri-dantesco pretenderebbe la precisione assoluta della metrica. Così non è, purtroppo: molti endecasillabi sono stiracchiati all'osso e spesso si incespica in deca- e dodecasillabi che spezzano brutalmente il ritmo. L'idea di dedicarsi ad un linguaggio aulico è interessante (anche se incomprensibile agli ignoranti e superficiali lettori di questa epoca) ma andrebbe sviluppato meglio e con più severa autocritica. Ci vuoi provare?... Ciao! ;-)

il 13/05/2020 alle 17:46

Errata Corrige: "... andrebbe sviluppata meglio…" Chiedo venia!

il 13/05/2020 alle 17:52

ha un suo fascino, ed è sempre poesia supportata com'è da un bel contenuto

il 13/05/2020 alle 19:04

@guga probabilmente ha contato male, questi sono tutti, e dico tutti, endecasillabi, 11 sillabe, accento sulla decima, né più né meno. Forse non ha considerato le sinalefe, se vuole le insegno a contare correttamente

il 13/05/2020 alle 19:17

Mi duole che non mi faccia citare i vostri commenti, in ogni caso grazie per i complimenti, @Genziana @arturo

il 13/05/2020 alle 19:21

Grazie, ma so contare fino a 11!... Ad esempio l'undicesimo verso, per quanti artifici metrici si vogliano usare, non è (e non sarà mai!) un endecasillabo. Mi riservo l'impegno, con più calma, di fargliene notare altri. Mi dispiace che abbia voluto trasformare in polemica la mia serena analisi… A rileggerci!

il 13/05/2020 alle 19:36

Signore, conti bene: a/ fluir/ sanz'/a/mo/ri e/ gio/ie/ con/dan/na: undici sillabe, addirittura dieci possono essere se consideriamo gioia un'unica sillaba, il che è non solo fattibile ma usatissimo dai poeti antichi. In poesia una successione di sillabe è considerata, volendo, un'unica sillaba. Si chiama sinalefe, usata fin dagli albori della letteratura.

il 13/05/2020 alle 19:39

Non è questione di non accettare le critiche, ma mi pare assurdo essere criticata per una colpa che non ho commesso. Mi pare di saper seguire la metrica, di certo non ho studiato gli antichi invano.

il 13/05/2020 alle 19:42

leggendola stile Carmelo Bene rende parecchio...ciao e grazie

il 13/05/2020 alle 23:26

"... alle spalle impietosa i giorni soavi,..." e qui quali artifici inventerà per giustificare l'endecasillabo?... Ho iniziato a scrivere sonetti prima dei vent'anni; a cavallo degli anni '60/'70 avevo una rubrica in prima pagina sul glorioso trisettimanale RUGANTINO; ad oggi avrò scritto più di 3000 sonetti in lingua e in dialetto romanesco (molti dei quali potrà leggere, se vuole, sulla mia pagina in questo sito): rivendico dunque il diritto di riconoscere un ENDECASILLABO. Comunque molti dei suoi sono stentati e difficilmente leggibili, ammesso che abbiano le canoniche 11 sillabe, a prescindere dagli accenti. La saluto e continuerò a leggerla con piacere senza ulteriori intromissioni o commenti.

il 14/05/2020 alle 12:41

al/le/ spal/le im/pie/to/sa i /gio/rni/ soa/vi = 11 sillabe, accento sulla decima, e anche gli altri accenti sono in ordine. Veramente non capisco dove lei veda il problema. La sinalefe mi permette di unire sillabe che siano in successione, lo iato di dividerle. Semplicissime regole prosodiche che fondano la poesia e senza cui la poesia non è fattibile. Io seguo l'esempio dei poeti antichi, come poetavano loro così altrettanto io. Mi dispiace, ma per quanto io mi sforzi non riesco a capire dove lei avverta questa stonatura. Si vede che non ha ancora assimilato la lettura metrica automatica. Io non mi invento assolutamente nulla.

il 14/05/2020 alle 14:37

Ipse dixit. Amen :-(

il 14/05/2020 alle 16:29

La regola che lei cita (e che io conosco) si applica quando si incontrano una vocale in uscita ed una in entrata. Nel verso "... alle spalle impietosa i giorni soavi…" però lei tratta lo IATO di "soavi" come fosse un DITTONGO, di fatto riducendo il verso stesso di una sillaba. Sa che mi sta anche diventando simpatica?... ;-)

il 14/05/2020 alle 17:02

Mi scusi, ma lei che regole metriche sta seguendo? Io quando ho qualche dubbio vado a controllare esattamente i testi di Dante e di Boiardo, e loro non guardano sillabe in uscita, in entrata e chicchessia, quando c'è una successione di sillabe, sia pure "uno è il" quelle tre vocali la considerano tutte un'unica sillaba. Davvero, mi mostri qualche esempio concreto, di poeti antichi però, che dimostri che io sto sbagliando, e allora le darò ragione. Ma così arbitrariamente proprio no. Non mi pare che le sue poesie seguano nessuna metrica o schema ritmico. Soavi comunque è iato fuor di poesia, in poesia può essere benissimo unica sillaba. Come lo può essere "io", come lo può essere "poeta", "Beatrice", etc etc

il 14/05/2020 alle 17:08

Questione di punti di vista! Uno iato è uno iato SEMPRE e non quando fa comodo a lei! Però… facciamo così: lei rimanga nel suo Medio Evo ad inventare versi sbilenchi: io resterò qui ad alimentare, ammesso che ci riesca, la poesia MODERNA.

il 14/05/2020 alle 23:54

Letta con piacere anche se non sarei mai capace di scrivere e contare ahimé

il 15/05/2020 alle 02:06