signor, vi piaccia udire
l'istoria di La Palisse,
che vi potrebbe far gioire
purché la vi divertisse.
el fu in vita poco abbiente
per mostrar la sua importanza,
e pur non mancogli niente
quando fu nell'abbondanza.
notte e dì saltava in tondo
e figliava come un toro,
poiché avea il capo biondo
non portava il crine moro.
il viaggiava volentieri
scorrazzando pel reame,
e quand'era a Poitieri
non dormiva nel letame.
passò l'Alpi da la Galia,
come volse il re Luigi,
né se pugnò in Italia
il combatté a Parigi.
trastullavasi in battello
come in pace così in guerra,
sempre giva per ruscello
quando non passò per terra.
il bevea tutti i mattini
el vin da la botte buona,
se mangiava dai vicini
il vi andava di persona.
quando si sentiva casso
gradiva i cibi teneri,
festeggiò Martedì Grasso
la vigillia de i Ceneri.
coi suoi bei crini chiari
pareva un faro al molo
né avrebbe avuto pari
se il fosse stato solo.
talenti n'ebbe diversi
ma si è certi d'una cosa:
quando scriveva in versi
il non scriveva in prosa.
egli fu, com'è contato,
ballerino assai scadente,
né avrebbe mai stonato
se il fusse stato silente.
e la storia anco vuole
che giamai poté risolvre
di caricar le pistole
sanza aver avuto polvre.
morto fu de La Palisse
morto fu inanzi a Pavia,
ma poco pria che morisse
l'era in vita tuttavia.
fu per triste sorte giunto
da ferita assai sleale:
si crede, poi che è defunto,
che tal colpo fu mortale.
con lui cascò dabbasso
la virtù da Franza ambita,
e fu il dì del suo trapasso
l'ultimo de la soa vita.