Lo spazio scorre via da sotto i piedi,
diventa la falsariga su cui muovere questi scampoli di tempo
che lo scandiscono in contrappunto.
dimensione onirica questa
che non si rassegna a restare impagliata al suo posto
tra i quadri appesi ad una parete
a fare mostra di se in un vanto diafano di luce ed emozioni,
no, non ci sta questo spazio ad essere contrassegnato
limitato da una distanza irraggiungibile,
non si ferma mai e diventa mare di terra e di cielo,
si fa mezzo e strumento vela e rotta
in questo continuo dell'esistere che di dipana
tra i chiaroscuri incagliati e luci lampanti a monito,
tra scogli emersi di perplesse rocce
di rappresa sofferta difficoltà.
tocca percorrerlo tutto questo interludio tra lo specchio ad un sorriso
e misurarne lo spostamento in gradi astrali,
che il sestante in uso è quello della comprensione
della fierezza, stirpi di naviganti e di giardinieri
ogni foglio di portolano diviene una pagina di preghiera
ogni zolla un ricordo fiorito di casa.
non la misura è la ricorrenza ma l'intensità la fibra
di ogni percepita conquista, palmo a palmo
contendendola all'uguale pur agghindato al suo meglio,
renderlo solido al passo.
ed in questo volere un incedere cadenzato di suoni saputi
districando canti di sirene e venti avversi ,
non per raggiungere orizzonti, ma per meritare il ritorno ad Itaka.
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